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Una lettera anonima ha bruciato Scajola

Una denuncia spedita quasi tre mesi fa alla procura di Firenze ha costretto il ministro a dimettersi
di Monica Rizzello sabato 8 maggio 2010

2' di lettura

Questa è la storia di una velina che ha decapitato un ministro. I guai del neo dimissionario Claudio Scajola e dell’ex collega Pietro Lunardi, che nel precedente governo Berlusconi guidava il ministero per le Infrastrutture, iniziano da una lettera anonima spedita quasi tre mesi fa alla procura di Firenze (leggi la lettera integrale) . Una lettera di cinque pagine, scritta all’indomani degli eclatanti arresti per gli appalti del G8 e delle indagini che hanno coinvolto il sottosegretario Guido Bertolaso e lambito perfino Gianni Letta. Visti i titoli dei telegiornali, infatti, il 10 febbraio scorso un uomo decide di mettere nero su bianco alcune importanti indicazioni, piene di accuse pesantissime e di molti errori grammaticali. Acca che spariscono, doppie che si aggiungono dove non occorrono, accenti sballati. Libero sceglie di pubblicare integralmente il documento, svarioni compresi, in maniera del tutto fedele, salvo alcuni passaggi incomprensibili causa grafia illeggibile o problemi nella riproduzione fotografica. Anche questi refusi, infatti,  sono indicativi del personaggio che gli inquirenti hanno ritenuto credibile, tanto da avviare il secondo filone con l’inchiesta sulle case e da autorizzare l’invio ufficiale del carteggio (cinque pagine comprensive di schema della «piovra», cioè il meccanismo di presunte tangenti sugli appalti). Questi errori potrebbero celare un goffo tentativo di depistaggio o tradire la fonte che vorrebbe rimanere segreta, restringendo il campo di ricerca tra gli ex colleghi dell’agenzia immobiliare dove lavorava il  tunisino prima di essere assoldato da Angelo Balducci come tuttofare. Molte delle circostanze riportate nei fogli manoscritti hanno trovato riscontro nell’interrogatorio come persona informata dei fatti di Hidri Fathi Ben Laid, classe 1959 e da 21 anni residente in Italia. L’anonimo lo cita come «Fati», e mostra di averlo conosciuto bene e da vicino. Altre accuse, però,  gravissime segnalazioni come le presunte tangenti per l’ex ministro Lunardi e il riciclaggio di denaro attraverso la compravendita di immobili in Tunisia, sono materiale su cui gli investigatori stanno iniziando adesso gli accertamenti. Nulla di certo, è doveroso sottolinearlo: per ora si tratta di pure illazioni, per di più anonime. Ma che i pm hanno preso molto sul serio, e che ieri hanno contribuito a far cadere la prima testa. (di Roberta Catania)

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