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Lodo Alfano: il Senato dice sì

immunità per le alte cariche
di Francesco Borgonovo sabato 26 luglio 2008

2' di lettura

Il lodo Alfano passa anche al Senato ed ora è legge. 171 i voti favorevoli (Pdl, Lega e Mpa), 128 quelli contrari (Pdv e Italia de valori), i sei dell’Udc si sono invece astenuti. Il lodo prevede la sospensione dei procedimenti penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato: i presidenti della Repubblica, delle due Camere e del Consiglio Il ministro della Giustizia Angelino Alfano si era presentato in Senato nel primo pomeriggio e aveva colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “L'urgenza del Lodo Alfano ci è stata rimproverata come una colpa: diciamolo chiaramente in quest'Aula, il ddl non è troppo o poco urgente, è giusto e lo stiamo facendo”. Una esigenza importante tanto quanto l’abolizione dell’Ici o la manovra economica: “Il Dpef era diventato in passato un genere letterario e noi lo abbiamo trasformato in misure al servizio del paese per contrastare la crisi”. Di fronte alle accuse dell’opposizione di aver fatto un disegno di legge ordinario su un tema costituzionale come la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato, Alfano ha replicato: “Si tratta di un disegno che stabilisce la sospensione del procedimento penale e questo è possibile farlo con una legge ordinaria. I processi sono sospesi e la legge introduce un limite preciso e ineliminabile: la fine della legislatura”. E’ però la riforma della giustizia il punto nevralgico. Il Guardasigilli dà appuntamento in autunno e si rivolge ai riformisti dell’opposizione, “i più ragionevoli” perché si possa arrivare ad un cambiamento condiviso. L’augurio che Alfano si fa è di non trovarsi di fronte ad un atteggiamento che risponde alla vecchia logica dell’antiberlusconismo. Intanto un “no” secco al lodo Alfano viene dal capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro e dall’ex capo della procura di Milano, Gerardo D’Ambrosio: “Al lodo Alfano siamo contrari perché con questa riforma si toglie un altro limite al popolo sovrano”, dichiara la Finocchiaro che parla di dittatura della maggioranza “nel senso che maggioranza e governo formano un tutt’uno e ledono l’autonoma e la libertà del Parlamento”.

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