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Via lattea, "seggiovia chiusa". Ma poi nevica: follia burocratica e turisti inferociti

lunedì 11 marzo 2024

2' di lettura

“Ma ci prendete in giro? Ci sono quasi due metri di neve e voi chiudete la seggiovia più bella? Quella che porta nella spettacolare area del Genevris?” si lamentano i turisti, inglesi danesi, norvegesi e perfino francesi e belgi che hanno scelto le piste della Via Lattea per le settimane bianche sulle Alpi occidentali. Si tratta del secondo comprensorio sciistico d’Europa per estensione e per numero di impianti, storicamente legato alla famiglia Agnelli, oggi di proprietà di un fondo inglese (Icon), sebbene circoli con insistenza la voce che possa tornare, dopo decenni, nel portafoglio di casa Agnelli: sarebbe interessato personalmente Andrea, “silenziato” a seguito delle vicende bianconere. 

La società Via Lattea Spa, (Presidente, confermato dopo l’acquisizione da parte di Icon, Giovanni Brasso) gestisce 400 km sciabili per ogni livello di difficoltà, oltre 70 tra seggiovie, cabinovie e skilift. Mette in collegamento, senza mai doversi togliere gli sci dai piedi: Sauze d’Oulx (dove è stata chiusa la seggiovia), Sestriere, San Sicario, Cesana, Claviere con un’estensione fino in Francia, sul Monginevro. Uno spettacolo, insomma, godibile al meglio grazie alle ultime abbondanti nevicate. Bene, la seggiovia del Genevris,  ferma tutto l’inverno per mancanza di neve, è stata definitivamente chiusa il quattro marzo. Ma come?! Proprio adesso che il manto bianco è sempre più voluminoso,  “ci private della sciata , forse, più bella dell’Alta valle di Susa?”. 

Le amministrazioni locali non hanno poteri per intervenire, perché tutto dipende dalla Via Lattea Spa. Dove, interpellati sulla originale decisione, si giustificano: “Non possiamo farci nulla. La calendarizzazione della stagione stabiliva, comunque, la chiusura il 4 marzo”. Niente da fare, dunque, per gli attoniti turisti internazionali. Eppure basterebbe un pallottoliere da scuola materna per fare un conto semplice semplice: per tutto l’inverno l’impianto di risalita non ha rappresentato un costo di gestione e di personale perché non era in funzione. Quindi i sodi per pagare gli addetti e tenerlo aperto fino a Pasqua, probabilmente, ci sarebbero. Niet. Burocrazia batte immagine e accoglienza uno a zero. Una bella botta di masochismo per un Paese che vuole puntare sul turismo.

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