Roma ha deciso di parlare con il linguaggio più antico del mondo: il corpo. Niente comizi, niente megafoni, niente striscioni. Ieri, sulla maestosa scalinata di Piazza di Spagna, 103 ballerini hanno preso posizione. Letteralmente. Un’irruzione pacifica, ma deflagrante, nel salotto buono della Capitale per incidere un messaggio dritto nel petto dell’Italia: no ai femminicidi. È la fotografia di un Paese che prova a scuotersi. Centotre danzatori allineati sulla scalinata di Trinità dei Monti, 15 minuti di coreografia di massa studiata al millimetro: donne in rosso, uomini in nero, un cuore giallo sul petto. “Mai violenza, solo amore”, il titolo dell’evento che non lascia spazi all’ambiguità. Un richiamo esplicito alle 103 donne uccise nel 2024, vittime di una macelleria sociale che deve fermarsi. È il numero, ma è anche un atto d’accusa: 103 vite spezzate, 103 omissioni, 103 falle di sistema.
A farsi carico del grido è stata Telefono Rosa, da anni in prima linea contro la violenza di genere. Accanto all’Associazione, un nucleo di produzioni artistiche che ha saputo trasformare l’affollata piazza in un tempio laico della memoria: Diamante Production, Oyster Media, Big Mama Production. A tenere le redini del movimento, la coreografia di massa diretta da Giacomo Molinari, chiamato a orchestrare la “rivolta dei gesti”, un esercito schierato senza ordinanze, senza blindati, senza permessi emotivi. Il colpo scenico è stato immediato: dalla metà del pomeriggio la piazza era una cassa di risonanza di occhi spalancati. Turisti inchiodati sui gradini laterali, studenti ammassati, famiglie, comitive. Tutti fermi. Per una volta, la frenesia del selfie si è arresa al senso del momento.
Non è mancata la presenza istituzionale. In prima fila anche Roberto Gualtieri, il primo cittadino, che ha sottolineato l’urgenza del tema chiamando la violenza sulle donne “Una piaga che disonora la civiltà e che Roma respinge con forza. Il messaggio di oggi si eleva chiaro: mai più violenza contro le donne”. In mezzo allo spettacolo, si è distinto l’intervento sociale del Consorzio Grana Padano, sceso in piazza come soggetto di responsabilità collettiva. “Lo abbiamo fatto col cuore”, ha dichiarato il segretario della fondazione, Ludovico Gay. Parole rivelatrici: il messaggio che arriva dal mondo produttivo - risorse, mezzi, presenza - suona quasi più tonico dell’eco che spesso resta intrappolata nelle navate della politica. Ma mentre la scalinata si tingeva di rosso, un altro “basta” veniva pronunciato a Montecitorio: la Camera dei Deputati approvava in via definitiva la proposta di legge per l’introduzione del reato di “femminicidio” nel codice penale. Una norma attesa, già passata al vaglio del Senato a luglio. Coincidenza narrativa perfetta, quasi cinematografica. Se non fosse che il film, fuori dai palazzi, non ha la stessa colonna sonora: lì i violini tacciono e a suonare è ancora l’orrore.