Chi vince, chi perde

Rai e Berlusconi, multa da 258mila euro cancellata (alla faccia di Pisapia)

Sanzione cancellata. Il Consiglio di Stato ha annullato la multa da 258mila euro comminata nel 2011 alla Rai per l’intervista dell’allora premier Silvio Berlusconi. All'epoca il Cavaliere fu raggiunto dai microfoni della tv pubblica per commentare i ballottaggi delle Comunali a Milano e Napoli. Quel giorno il leader del Popolo della Libertà e capolista all’ombra della Madonnina rilasciò un’intervista di 3 minuti e 3 secondi nell’edizione delle 20 del Tg1. Le sue parole? "Io credo che i miei concittadini milanesi vogliano una Milano abbastanza diversa da quella che preconizza la sinistra estrema e che, leggendo anche il suo programma, sembrerebbe voler far diventare Milano la Stalingrado d’Italia".


 

Ma non finisce qui: "Noi impediremo che l’estrema sinistra vinca, spiegando ai milanesi che cosa sarebbe costretto a fare un sindaco sostenuto dalle componenti della sinistra più estrema, dei centri sociali, che lo costringerebbero ad attuare un programma illiberale: quello che prevede più tasse per tutti, con la revisione del Catasto, l’estensione dell’Ecopass che il sindaco Moratti ha giustamente abolito per i milanesi, l’introduzione di una tariffa minima di 5 euro per tutti gli automobilisti, la costruzione di un grande centro islamico, il voto agli immigrati per le consultazioni comunali, il blocco degli sgomberi dei rom e addirittura il diritto per gli zingari di farsi una baracca dove meglio credono". E ancora, sempre rivolgendosi agli elettori: "Nel nostro programma, invece, ci sono cento programmi concreti per fare Milano ancora più bella e più vivibile, per farne una grande metropoli proiettata nel futuro, con meno tasse per tutti, con servizi pubblici d’eccellenza senza rincari delle tariffe com’è stato finora, due nuove linee di metropolitana i cui lavori sono in corso, il raddoppio dell’assistenza a domicilio per gli anziani e più attenzione per i bambini".

Parole che scatenarono la reazione di alcuni parlamentari che presentarono un esposto all’Autorità garante per le comunicazioni. Alla base la segnalazione "sull’eccessiva esposizione del presidente del Consiglio" e per stigmatizzare "una tecnica di produzione che per le sue caratteristiche intrinseche riveste un contenuto marcatamente pubblicitario con evidenza di loghi e altri aspetti estetici che fanno apparire le interviste come videomessaggi non consentiti in campagna elettorale". Tradotto, una "palese violazione delle disposizioni di legge in materia di par condicio, senza possibilità di replica" garantita al "candidato sindaco prof. Giuliano Pisapia". Altrettanto dura la reazione dell’Agcom, che a sua volta deliberò a maggioranza una multa da 258mila euro alla tv di Stato solo per il Tg1 per "lesione dei principi di pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell’informazione".


 

D'altro canto la Rai non rimase a vedere e impugnò la pena, vincendo sia in primo grado al Tar del Lazio che ora in Consiglio di Stato. Per i giudici "deve rimarcarsi come, anche ammessa l’effettiva impossibilità di procedere con una previa diffida od ordine di riequilibrio (la tesi sostenuta da Agcom, ndr), tale circostanza non poteva consentire, in assenza di un’adeguata base legale, l’irrogazione della sanzione pecuniaria". Insomma, niente multa a Viale Mazzini.