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Con Cospito non si tratta: assistenza sanitaria e null’altro. L’analisi di Andrea Pasini

di Andrea Pasini martedì 7 febbraio 2023

2' di lettura

Lo Stato italiano non tratta con i criminali. Alfredo Cospito ha iniziato oltre 100 giorni fa uno sciopero della fame ce sta mettendo a dura prova il suo fisico. Solo qualche giorno fa, a causa dell’importante perdita di peso, l’uomo è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello di Opera, meglio attrezzato dal punto di vista dell’assistenza sanitaria. 

Perché sta facendo lo sciopero della fame? Per chiedere l’abolizione della legge 41-bis, prevista dal nostro ordinamento per gravi reati di mafia e terrorismo. Quello che viene comunemente chiamato “carcere duro” è una forma di tutela della sicurezza nazionale. Chi viene sottoposto al 41-bis diventa infatti impossibilitato ad avere contatti con gli altri detenuti, così da non poter far trapelare informazioni all’esterno. Tra le altre misure applicabili ci sono: ora d’aria limitata, sorveglianza speciale, limitazione dei colloqui con i familiari, visto di controllo della posta in uscita e in entrata, limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che si possono avere nella struttura esclusione della rappresentazione dei detenuti e degli internati. La questione sulla legittimità del protocollo 41-bis per Alfredo Cospito è fortemente dibattuta, ma quello su cui bisognerebbe davvero riflettere è quello che significherebbe un’abrogazione totale del carcere duro. Cospito rischia infatti di offrire un precedente a tutti quei mafiosi attualmente in prigione. 

Lo Stato italiano non deve cedere. Non deve abbassarsi alle minacce, alla violenza, a questi giochi di poteri. Lo Stato non deve trattare con queste persone e i perché sono infiniti. Lo Stato non deve trattare, per non tradire la memoria di Aldo Moro, sequestrato e ucciso, dopo 55 giorni di prigionia, dalla Brigate Rosse. Lo Stato non si deve arrendere, in onore di Giovanni Falcone, sua moglie e i tre uomini della scorta, morti durante la strage di Capaci. Fu quell’attentato a portare alla nascita del 41-bis. Lo stato non deve tradire la memoria del Dott. Paolo Borsellino e dei sui uomini della scorta trucidati dalla mafia e di tutti i servitori dello stato che sono stati assassinati dai terroristi e dalla mafia. 

Lo Stato non deve trattare con Cospito e con gli anarchici violenti. Lo deve a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno perso la vita per proteggerci. Tutti quei giovani delle Forze dell’Ordine che ogni giorno escono di casa e mettono in pericolo la loro vita per offrirci un mondo migliore. Lo Stato e le
Istituzioni devono lottare per intercettare, restringere e punire gli anarchici volenti, i terroristi e i mafiosi. E chiunque voglia con la violenza attentare le istituzioni, lo Stato e la libertà dei cittadini.

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