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Reato di maternità surrogata, una conseguenza logica

di Bruno Ferraro mercoledì 30 ottobre 2024

2' di lettura

Avere figli non è un diritto: se mai sono i figli ad essere titolari del diritto di avere dei genitori. Partendo da questo principio è possibile addentrarsi nei meandri, altrimenti destinati a rimanere inesplorabili, della presente problematica, cominciando dalle definizioni.

Per madre surrogata si intende la donna nel cui utero viene impiantato l’embrione ottenuto con fecondazione assistita, appartenente a una coppia committente. Essa si impegna a portare a termine la gestazione e a cedere il neonato alla coppia committente dopo il parto, nonché a fornire il proprio latte al neonato per il tempo necessario. La madre surrogata quindi non dovrebbe ricavare vantaggi economici, a differenza di quanto purtroppo avviene nella maternità surrogata commerciale, perla quale circolano cifre non indifferenti a seconda dei Paesi interessati: vedi l’enorme giro d’affari legato al turismo riproduttivo in Paesi come gli Usa, in cui si consente di scegliere su internet gli spermatozoi o addirittura il sesso del nascituro. In altri Paesi il mercimonio si attesta su cifre più basse ma comunque significative: così l’India e l’Ucraina. Il nostro Paese, con la legge 40 del 2004, vietava la fecondazione eterologa, cioè con ovociti e spermatozoi provenienti da donatori esterni alla coppia committente, come pure la fecondazione post mortem, la sperimentazione sugli embrioni, il congelamento a scopo di ricerca, la manipolazione degli embrioni e l’aborto selettivo delle gravidanze plurigemellari. La violazione dei divieti era sanzionata come reato e prevedeva una pena detentiva (art. 12).

Sul piano etico sembra evidente che siamo in presenza di un “mercato” inaccettabile, caratterizzato da uno sfruttamento delle donne povere che scelgono, per far fronte all’indigenza, di sottoporsi passivamente a una sorta di violenza, privandosi per soldi delle emozioni legate alla maternità. Ancora più gravi sono gli effetti per il neonato. Le scienze psicologiche e mediche hanno messo in luce che la voce della madre rappresenta una fonte importante di confort emotivo grazie alla interazione tra diverse regioni cerebrali. Inoltre l’interruzione del dialogo sensoriale ed emotivo tra madre e feto pregiudica l’integrità psichica del neonato, con gravi ripercussioni.

Circa la trasformazione della maternità surrogata in reato universale, osservo che essa è la logica conseguenza di quanto stabilito nella legge 40 del 2004. Respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni, il Senato ha approvato in via definitiva il ddl contro la maternità surrogata con 84 “sì” e 58 “no”. Il provvedimento nato da una proposta di Fratelli d’Italia e approvato dalla Camera nel luglio 2023, prevede che il ricorso alla gestazione per altri diventi reato universale, per cui può essere punito anche se commesso da coppie italiane all’estero in un Paese che lo ritiene legale. Ne consegue per i genitori la possibile incriminazione al ritorno in Italia e il rischio di una pena da 3 mesi a 2 anni, con una sanzione pecuniaria fino a 1 milione di euro.

di Bruno Ferraro 
Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione

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