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Milano, i giudici ora temono i voti degli avvocati

I legali hanno attivato una piattaforma elettronica e riservata per raccogliere le segnalazioni sui magistrati e immetterle su un percorso di valutazione
di Francesco Damato sabato 3 maggio 2025

 Toghe

3' di lettura

Il presidente pur moderato dell’associazione nazionale dei magistrati Cesare Parodi - moderato almeno all’anagrafe, diciamo così, delle correnti e delle loro denominazioni ufficiali o di fatto- ha allertato colleghi e attigui sui pericoli che corrono questa volta non per la riforma in cantiere parlamentare che porta il nome dell’attuale guardasigilli Carlo Nordio. Ed è temuta dalle toghe contrarie alla separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri. Ma per l’attuazione della riforma Cartabia di tre anni fa sul concorso degli avvocati e loro ordini regionali alla valutazione dei magistrati e relativi uffici con i quali hanno a che fare.
Gli avvocati ambrosiani hanno appena attivato una piattaforma elettronica e riservata per raccogliere le segnalazioni e immetterle su un percorso di valutazione di una commissione interna dell’Ordine, Immediato è stato l’allarme di Parodi. Che ha accompagnato «l’interesse», bontà sua, per la piattaforma con la preoccupazione «per il possibile utilizzo strumentale». Le modalità comunicative «in qualche misura -ha spiegato, protestato e quant’altro il presidente del sindacato delle toghe- non consentono una immediata interlocuzione con le controparti, un immediato chiarimento e una precisa e dettagliata conoscenza esatta di quelli che possono essere gli addebiti o le critiche che vengono formulate».

«Noi -ha continuato e insistito Parodi- non temiamo le critiche ma vogliamo essere nelle condizioni di poter argomentare in termini tempestivi ed efficaci su quello che ci viene addebitato» perché «il clima dei tempi purtroppo non ci consente di escludere che questa iniziativa, volta a garantire una trasparenza democratica di valutazione sul nostro lavoro, possa essere utilizzata, al contrario, per finalità dirette a distorcere ulteriormente quella che è l’immagine della magistratura». Danneggiata evidentemente dai soliti detrattori che ne scrivono e ne parlano, e legiferano, piuttosto che dagli errori e dalle abitudini prese dai magistrati nell’esercizio delle loro funzioni da quanto riuscirono, più di trent’anni fa, a cambiare “bruscamente” gli equilibri nei rapporti con la politica. E mi scuso per l’ennesima volta con la buonanima di Giorgio Napolitano per l’insistenza con la quale ricordo la certificazione che lui fece da presidente della Repubblica scrivendone ad Anna Craxi nel decimo anniversario della morte del marito Bettino. Che era stato la maggiore vittima sopravvissuta brevemente e male a quella tragedia.

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Ma torniamo ai magistrati di oggi e al loro presidente Parodi. Che -ripetosente minacciati i suoi colleghi dalle procedure pur «trasparenti» adottate dagli avvocati per la partecipazione alla valutazione delle toghe e dei loro uffici, anche amministrativi, riconosciuta loro dalla ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia nella riforma della giustizia da lei proposta al Parlamento, e approvata, quando le capitò di fare la ministra nel governo di Mario Draghi.
Pur nel lodevole proposito, per carità, di determinare rapidi chiarimenti e magari anche perdite di tempo -la strada dell’inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni- Parodi teorizza il diritto suo e dei suoi colleghi di interferire nelle valutazioni, che dovrebbero essere autonome, degli ordini degli avvocati.
Non per essere malizioso -anche se a pensare male si fa peccato ma s’indovina, come diceva la buonanima, pure lui, di Giulio Andreotti - ma per mettere le mie osservazioni sul piano delle «possibilità» evocate o temute da Parodi, la conoscenza dei soli nomi degli avvocati avventuratisi, diciamo così, sul percorso delle segnalazioni li esporrebbe al rischio di ritorsioni nelle cause alle quali sono interessati professionalmente. È una “possibilità”, ripeto, forse più reale e concreta di quella prospettata o temuta dal presidente dell’associazione nazionale dei magistrati ai danni della reputazione e altro dei suoi colleghi.

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