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Gianni Alemanno? Lo scandalo è tenerlo in carcere

Contro ogni umanità e contro ogni logica l'ex sindaco di Roma si trova ancora in cella: perché è una detenzione incomprensibile. La mobilitazione per la scarcerazione
di Francesco Storace sabato 3 maggio 2025

3' di lettura

Sì, c’è un caso Alemanno. È lo scandalo di tenerlo ancora in carcere, contro ogni umanità. E contro ogni logica. Anche se l’ex ministro ed ex sindaco di Roma non pare abbattersi per una detenzione incomprensibile, visto il tono di una sua lettera a varie autorità – a partire dal guardasigilli Carlo Nordio – in cui si preoccupa più per gli altri detenuti che per se stesso. Assieme ad un altro detenuto, Fabio Falbo (oggi laureato in giurisprudenza) Alemanno si rivolge ai rappresentanti delle istituzioni per sensibilizzarle sull’emergenza carceraria. A partire dall’assenza di una adeguata assistenza sanitaria all’interno del perimetro carcerario. L’esempio che più compisce sono gli ultraottantenni ancora detenuti, anche “non recidivi”, ai quali viene negata la possibilità di andare agli arresti domiciliari. E poi, il tema del sovraffollamento, unitamente alle tante questioni che bussano alla porta del pianeta carcere, ma senza risposta. Una lettera assolutamente pacata nei toni, a cui bisognerebbe rispondere con urgenza e non col silenzio. Ma ciò che più colpisce è l’assenza di riferimenti alla propria condizione detentiva.

Alemanno pare non lamentarsene ed è davvero incredibile, oltre che fargli onore. Un atteggiamento che vede mobilitarsi diversi esponenti politici sia di destra che di sinistra a favore della sua scarcerazione, per un’attenuazione della pena che sta scontando a Rebibbia. Dice infatti Rita Bernardini con il suo movimento “Nessuno tocchi Caino”: «Trovo molto bello ed esemplare che Gianni Alemanno, dallo squallore di una cella di Rebibbia, si impegni e lotti peri diritti calpestati di tutta la comunità penitenziaria». E c’è una petizione firmata da destra e da sinistra, intitolata “Ma non ha già sofferto abbastanza?” per chiedere che Alemanno possa tornare all’affidamento in prova presso i servizi sociali. Molte le firme in calce, a partire anche da Luigi Manconi, Roberto Giachetti, Piero Sansonetti. Anche perché è davvero stravagante il “reato” per cui resta l’ex sindaco resta in carcere e almeno fino a metà 2026. E il dubbio è che sconti la pena di voler fare politica. Solo politica. Alemanno non ha ucciso nessuno. Non ha rubato un euro a nessuno. Non ha picchiato nessuno. Lo hanno condannato per traffico di influenza per aver chiesto perché non si pagava il dovuto alla coop che lavorava. Ha scritto ancora meglio Maurizio Blondet: «Alemanno non ha ucciso, non ha ferito, non ha rubato, non ha stuprato. Era stato accusato di essere mafioso. Assolto. Di avere truffato. Assolto. Si è limitato, quando era sindaco, a chiedere agli uffici come mai un pagamento, perfettamente legittimo, non era ancora stato effettuato».

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Inosservanza delle prescrizioni? E non può scontare la pena da casa, ai domiciliari? O questo è solo consentito ai delinquenti veri? Il Tribunale di Sorveglianza ha persino deciso di non riconoscere i quattro mesi già trascorsi da Alemanno ai servizi sociali, nonostante il parere favorevole dell’accusa, ribadendo invece che deve scontare l’intera pena in carcere. Come si fa a non parlare di cattiveria? Su X dello scorso 30 aprile appare questa frase: «Papa Francesco ha chiesto: fermate le guerre, salvate i migranti, aiutate i detenuti. Ora che lo piangete, lo ascolterete? O l’ipocrisia continuerà?». Sono proprio di Alemanno. Parole che colpiscono ed entrare nei cuori e nelle coscienze di ciascuno. Non è un dovere condividerle, ma è un diritto consentire di esprimere quest’affermazione in condizione di libertà, sia pure attenuata dalla detenzione domicilia re. Sarebbe molto bello se il ministro Nordio se ne occupasse, anche parlandone direttamente con il “detenuto Alemanno”. Perché la giustizia deve coltivare il sentimento dell’umanità. Anche verso chi ha servito la Nazione e soprattutto non se ne è servito.

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