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Emanuele De Maria, FdI si muove per il caso del killer di Milano: magistrati nel mirino

lunedì 12 maggio 2025

3' di lettura

Da "semplice" e sconvolgente cronaca nera, quello di Emanuele De Maria rischia di deflagrare in caso di politica giudiziaria a 360 gradi. Secondo quanto di apprende, il Ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio sta esaminando il dossier sul detenuto nel carcere di Bollate, condannato per aver sgozzato nel 2016 una 23enne nel Casertano, che usufruendo del permesso di uscire dal carcere per lavorare aveva trovato impiego come receptionist all'Hotel Berna, in zona Stazione Centrale a Milano.

L’uomo è morto suicida lanciandosi in pieno giorno dal Duomo di Milano, ma prima aveva accoltellato all'alba di sabato un 51enne fuori suo collega dell'hotel di via Napo Torriani e quindi ucciso anche un’altra dipendente dell’albergo, sparita da venerdì e oggi trovata senza vita tra le sterpaglie del Parco Nord. Con la 50enne Chamila Wijesuriyauna, questo il nome della vittima originaria dello Sri Lanka, De Maria avrebbe avuto una relazione clandestina e la donna sarebbe stata uccisa perché aveva deciso di troncare la loro storia.

La mossa di via Arenula rispecchia un clima infuocato nella maggioranza. "Cercheremo, per quanto possibile, di fare approfondimenti su una scelta che non dipende certamente dall'Amministrazione penitenziaria", spiega all'agenzia Adnkronos il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. "Cercheremo capire come sia potuto accadere che venisse giudicato, evidentemente, non pericoloso socialmente", sottolinea l'esponente di Fratelli d'Italia, ricordando che l'autorizzazione al lavoro esterno o la concessione di benefici premiali sono una "scelta della magistratura". 

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Da Forza Italia è il senatore Maurizio Gasparri ad aver presentato una interrogazione al ministro Nordio per chiedere "una ispezione sulle strutture giudiziarie che sono responsabili dei permessi" concessi a De Maria. "È incredibile - osserva - che una persona responsabile di un femminicidio abbia potuto fruire di permessi utilizzando i quali ha commesso altri gravissimi delitti e si è suicidato con modalità che avrebbero potuto causare ulteriori tragedie. Le valutazioni della magistratura sono state evidentemente sbagliate ed è necessario individuare le colpe e sanzionare chi ha commesso un errore così grave. Chiedo quindi al ministro Nordio di procedere con immediatezza a un'ispezione nella speranza che questa volta chi ha sbagliato nella Magistratura paghi e non accada quello che accade sempre: le toghe sbagliano e i cittadini pagano". 

Sul fronte dell'inchiesta, emerge come il 35enne di origini napoletane avrebbe pianificato di uccidere prima Chamila, barista e poi il collega Hani Nasr, che si è difeso ed è sopravvissuto. È questa l'ipotesi del pm di Milano Francesco De Tommasi, che ha disposto le autopsie anche per accertare se l'uomo avesse assunto sostanze stupefacenti. Gli inquirenti stanno ricostruendo i movimenti di De Maria nelle 48 ore precedenti al suo suicidio per capire dove è stato durante le notti di venerdì e sabato e se qualcuno, ignaro del suo piano omicida, gli abbia dato ospitalità. Gli accertamenti stanno cercando di appurare cosa abbia fatto negli orari in cui è sparito dai monitor delle telecamere e dalle celle telefoniche. Al momento si sa che ha spento il cellulare e ha chiamato la madre e la cognata con il telefono di Chamila - che poi ha gettato in un cestino in via Bignami - per chiedere "perdono" e spiegando loro di aver fatto una "caz***ta". 

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