Clima surriscaldato, in tutti i sensi, in questi giorni in Cassazione. L’intervista doppia di lunedì al Corriere della Sera e alla Stampa da parte di Margherita Cassano per difendere l’operato dell'Ufficio del Massimario, autore di una relazione durissima contro il protocollo Italia-Albania sui migranti, non è stata apprezzata da diversi giudici. In tanti, infatti, hanno manifestato più di una «perplessità» sull’attivismo della loro presidente che ha sentito l’esigenza di prendere posizione su un tema delicato, come quello del contrasto all’immigrazione clandestina, dove la prudenza, dopo le polemiche degli ultimi mesi, sarebbe invece d'obbligo.
Avvicinandosi il giorno, il prossimo 8 settembre, in cui Cassano dovrà andare in pensione per raggiunti limiti di età, da più parti è stato anche notato un eccessivo “protagonismo” della magistrata, con iniziative di grande impatto mediatico. Una di questa è stata sicuramente l’Assemblea generale della Cassazione tenutasi il mese scorso nell’Aula magna di piazza Cavour e alla quale erano state invitate le più alte cariche dello Stato. Cassano aveva indetto l’Assemblea generale per deliberare su materie riguardanti l’attività istituzionale della Corte. Alla prova dei fatti si è però trasformata in una sorta di convegno, o per meglio dire, di grande palcoscenico per dare visibilità al lavoro svolto dalla presidente in questi anni.
Le volte che è stata convocata l’Assemblea generale della Cassazione da quando l’Italia è diventata una Repubblica si contano sulle dita di una mano. L’ultima fu una decina di anni fa. Per far partecipare tutti i magistrati all’Assemblea la presidente aveva diramato anche un ordine di servizio che prevedeva il rinvio di tutte le udienze che erano state fissate per quel giorno. Nonostante ciò, vedendo le immagini trasmesse da Radio Radicale, al momento di votare il documento conclusivo l’Aula magna era mezza vuota, con al massimo 80 persone sedute. Se quindi Cassano si appresta ad uscire di scena per diventare, come capita a tutti gli ex presidenti della Cassazione, una riserva della Repubblica, al Consiglio superiore della magistratura sono ancora in alto mare per quanto concerne la nomina del suo successore. Gli unici che hanno fatto domanda sono Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini, entrambi già in servizio in Cassazione. Rumors delle ultime ore dicono che Mogini, magistrato dal profilo moderato ed ex capo di gabinetto di Clemente Mastella, dovrebbe a breve ritirare la domanda spianando così la strada a D’Ascola, storica toga di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe.
Con la nomina di D'Ascola Md si appresta dunque a fare “cappotto” in Cassazione visto che anche il procuratore generale, il primo pm, vi è iscritto. Un en plein che smentisce la narrazione secondo cui il Csm sarebbe a trazione centrodestra solo per il fatto che è presieduto dal leghista Fabio Pinelli. Il 4 settembre, comunque, è già il calendario il plenum straordinario del Csm, a cui parteciperà il capo dello Stato, per l’investitura ufficiale del futuro primo presidente della Cassazione.