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La sinistra usa il tribunale contro il governo

di Simone Di Meo lunedì 20 ottobre 2025

3' di lettura

La riforma della giustizia, le dinamiche interne alla maggioranza di governo, l’antifascismo, l’attentato a Sigfrido Ranucci e la libertà di stampa. C’è di tutto un po’ nello show-minestrone andato in onda ieri mattina nella sala Arengario del Tribunale di Napoli. Dove l’Associazione nazionale magistrati, snobbando la raccomandazione del Guardasigilli che aveva suggerito moderazione, ha organizzato la “Giornata della Giustizia” con guest star (di sinistra, ovviamente) come i giornalisti Giovanni Floris e Massimo Giannini e la nota giurista Fiorella Mannoia.

Ufficialmente, l’evento voleva promuovere valori condivisi come la pace e la parità di genere. In realtà, è servito a presentare ufficialmente il “Comitato per il No” al referendum. A dar fuoco alle polveri il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha parlato senza filtri, pur dichiarando di voler evitare toni politici. «Siamo qui per parlare con termini non tecnici dei problemi della giustizia», ha esordito. Ma già pochi istanti dopo ha attaccato il ministro Carlo Nordio: «Dice tante cose, salvo poi essere smentito dalla storia e dai fatti».

Ancora meno neutrale è apparso quando ha definito il sistema giudiziario italiano «una corsa ad ostacoli», aggiungendo che «ogni riforma che viene fatta aumenta la difficoltà a cercare la prova sia nella fase di indagini preliminari sia nell’istruttoria dibattimentale sia nel dibattimento». Domanda: ma se il sistema è inefficiente, come sostenuto dal procuratore, come può la responsabilità non ricadere anche sugli stessi magistrati, pubblici ministeri e giudici, che ne sono parte integrante? O è sempre e solo colpa degli altri?

UN VERO COMIZIO POLITICO

Gratteri ha poi spostato il discorso su un terreno apertamente politico: «Su quello che si sta discutendo in questo momento sul sequestro dei telefonini o dei computer, anche all’interno della maggioranza stanno litigando». Aggiungendo: «A Fratelli d’Italia non va bene questa riforma che è stata portata avanti da Forza Italia sul dato che il telefonino non può essere più sequestrato dal pubblico ministero, ma il pubblico ministero deve chiedere al giudice l’emissione di un decreto di sequestro esattamente come se fosse un’intercettazione telefonica».

Le sue bordate si sono poi concentrate sulla proposta di rafforzare le garanzie per gli indagati nel caso di misura cautelare. «Ha preannunciato che nel 2026 farà una modifica perché l’ordinanza di custodia cautelare venga firmata da tre giudici», ha detto riferendosi a Nordio. E con tono ironico ha aggiunto: «Vorrei sapere, dato che lui comincia a riaprire i Tribunali, come quello di Bassano del Grappa, e mediamente i tribunali sono piccoli, dove trova i gip e i gup per fare i processi».

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L’EVOCAZIONE DEL CASO RANUCCI

A parlare anche il procuratore generale Aldo Policastro, che ha evocato l’attentato al conduttore di Report: «Quando un giornalista come Sigfrido Ranucci vede saltare in aria le sue auto, penso sia un segnale veramente terribile di un momento terribile». E ha rincarato: «Oggi, checché ne dica la Costituzione che ci indica la strada democratica e antifascista segnata dalla Resistenza, c’è odio e rancore che traspare nelle istituzioni, nelle scuole, tra ragazzi e adulti e nel dibattito pubblico». Aggiungiamo noi: pure nella Cgil, nei partiti di sinistra, nei centri sociali, nei pro-Pal...

Appena 24 ore prima della manifestazione, il ministro Nordio aveva espresso chiaramente il suo dissenso sulla scelta di tenere l’iniziativa in Tribunale. «Sinceramente non trovo opportuno che all’interno dei palazzi di giustizia vi siano dibattiti su un referendum che rischia di assumere un connotato politico», aveva dichiarato il capo di via Arenula. «Lo dico nell’interesse della stessa magistratura, perché il cittadino sarà sempre più perplesso nell’assistere a uno schieramento di parte dei magistrati che dovrebbe ritenere e auspicare imparziali».

Nordio aveva inoltre chiarito di voler «tutelare l’immagine e l’autorevolezza della magistratura», mantenendo il dibattito sulle riforme della giustizia su un piano istituzionale e non militante. Ma, evidentemente, la macchina della propaganda togata era già stata avviata. Ed è chiaro che questo è soltanto lo squillo di tromba di una lunga battaglia.

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