Dopo le prese di posizione - tra gli altri - di Antonio Di Pietro, Vincenzo De Luca ed Emma Bonino, il fronte progressista favorevole alla riforma della Giustizia firmata dal ministro Carlo Nordio si allarga ancora. A sostegno del provvedimento arriva infatti una voce storica della sinistra italiana: quella di Cesare Salvi, giurista, già esponente di punta del Pci e ministro del Lavoro nei governi D’Alema e Amato.
“Sono portato a stare al merito. E nella riforma non c’è nessuna messa in discussione dell’indipendenza e l’autonomia della magistratura, a cominciare dal fatto che l’obbligatorietà dell’azione penale non viene scalfita”, premette Salvi in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale.
Lo storico dirigente della sinistra sottolinea come il testo della riforma non nasconda alcuno stravolgimento degli equilibri istituzionali: “Non è una riforma dirompente. Dove per me resta dirimente - spiega - che sia ribadita l’indipendenza della magistratura, come non era in precedenti proposte. Mi sembrano un po’ sopra le righe sia i toni trionfalistici della maggioranza che i lamenti sull’attacco all’indipendenza della magistratura da parte del centrosinistra. Sarebbe bene stare nel merito”.
Una posizione, quella di Salvi, che richiama la tradizione garantista della sinistra italiana: “Personalmente - riprende Salvi definendo la propria posizione - mi ricollego a una tradizione garantista che ha sempre animato la sinistra. E vedo una continuità con riforme come quella del processo penale ispirata da Sebastiano Vassalli nel 1988 e quella dell’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo approvata nel 1999 con consenso bipartisan, ma fortemente voluta dal centrosinistra. Naturalmente bisogna evitare di farne un referendum sulla magistratura, come a volte la destra tende a prospettare”.
Per l’ex ministro, la riforma ha un valore concreto e non ideologico: “Io sto ai contenuti - aggiunge -. Si porta avanti la differenziazione delle funzioni e le carriere tra pm e giudice, che deve essere terzo. E questo mi pare corrisponda al punto di vista della sinistra garantista”, conclude Cesare Salvi. Per la sinistra che urla al "rischio democratico" e ai "pieni poteri" un altro boccone difficilissimo da digerire...