Sulla riforma della giustizia e relativo referendum c'è subbuglio nel campo delle opposizioni. E se Elly Schlein e il Pd sembrano ufficialmente aver sposato la battaglia dell'Anm contro il governo Meloni (con conseguenze interne pesantissime), tra i cosiddetti cespugli del centrosinistra non mancano le voci fuori dal coro.
Una di queste è quella di Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa. "Quella della separazione delle carriere non è la riforma di Nordio né, con tutto il rispetto, quella di Berlusconi. È una riforma liberale, radicale e pannelliana, certo non perfetta ma utile per avere un giudice veramente terzo".
Certo, attacca Della Vedova a onor di firma, "una maggioranza sbagliata, manettara e non garantista, che non fa che inasprire le pene e inventare nuovi reati mentre si disinteressa delle carceri". Tuttavia quella stessa maggioranza di centrodestra "ha fatto una riforma giusta, e al referendum per me è naturale votare sì".
Intervistato dal Giornale, il deputato ex radicale (con un passato in Futuro e Libertà accanto a Gianfranco Fini) prosegue: "Penso che gli europeisti liberali e riformatori debbano unirsi e costruire le condizioni per partecipare a un'alleanza che possa battere Meloni nelle urne, che altrimenti prenderebbe il Quirinale e farebbe quello che aveva promesso di fare e per fortuna non ha fatto nel suo primo mandato, in un certo senso come negli Usa per Trump. In questo mi ritrovo nella proposta di Renzi della casa Riformista e non in quella di Calenda di un terzo polo autonomo ed equidistante".
In questo senso, però, le divisioni sulla giustizia potrebbero pesare non poco, anche sulla leadership di Elly Schlein. "L'opposizione del centrosinistra a questa riforma è tutta politica e non di merito - sottolinea Della Vedova -, ma io credo che un'alleanza che voglia essere vincente non possa chiudersi a riccio sulle posizioni della magistratura organizzata".