E dire che Repubblica ieri gongolava. Pagina 8: «La giustizia divide gli italiani. Riforma appesa a un pugno di voti». Un titolo figlio dei numeri del sondaggio Demos sull’orientamento degli italiani rispetto alla separazione delle carriere: il 51% favorevoli, il 44% contrari, il 5% di indecisi. Conclusione: «Maggioranza limitata e relativa». Sempre ieri, però, di rilevazione ne è arrivata anche un’altra, elaborata per SkyTg24 da YouTrend. E l’esito è una doccia gelata per i sostenitori del “no” (magistrati dell’Anm e partiti del “campo largo”). Per due ragioni. La prima: lo scarto tra il Sì alla riforma e il No è più ampio: dodici punti (56% contro 44%). La seconda: una precedente rilevazione realizzata dallo stesso istituto di ricerca a fine luglio vedeva i due fronti molto vicini, con una differenza di appena due punti a favore della separazione delle carriere e del doppio Csm.
Osservazione conseguente: più i contenuti della riforma diventano di dominio pubblico, e più il dibattito entra nel vivo, più crescono i consensi per la modifica costituzionale. Certo, in questi casi la cautela è d’obbligo, visto che poi comunque bisognerà fare i conti con l’affluenza alle urne (e il quorum, trattandosi di un referendum confermativo, non è richiesto). Tuttavia questa differenza tra primo e secondo sondaggio è significativa. Poi è interessante valutare l’atteggiamento degli elettori intervistati in base all’area politica di appartenenza, dove c’è qualche sorpresa. Nel centrodestra, nei partiti della maggioranza che sostengono il governo, non ci sono scossoni: la riforma raccoglie il consenso del 95% di chi vota Fratelli d’Italia, dell’85% di chi si colloca nell’area moderata (Forza Italia/Noi Moderati) e del 70% di chi vota per la Lega.
Viceversa nell’opposizione si registra qualche anomalia: se il 98% degli elettori di Avs è contrario, così come l’82% dei sostenitori del Pd, è il dato del M5S che meraviglia. Perché a dispetto dei proclami di Giuseppe Conte e delle toghe-parlamentari testimonial del “no” (Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho), solo il 56% dei pentastellati al momento ha intenzione di votare per cancellare la riforma Nordio. Viceversa il 44% degli elettori grillini oggi si schiererebbe a favore della legge insieme al centrodestra. A proposito: la maggioranza può contare anche sul favore del 57% dei sostenitori di Azione, il partito di Carlo Calenda.