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Pd, chi dice no alla "Linea Scarpinato": delirio contro Fazzolari, esplode la sinistra

martedì 4 novembre 2025

3' di lettura

I parlamentari riformisti del Pd voteranno no al referendum sulla riforma della giustizia ma il caso Scarpinato rischia di far esplodere l'asse con il Movimento 5 Stelle. "Abbiamo votato sempre contro in questi due anni. Un no convinto. Non è una posizione estemporanea", spiega un esponente dell'area dem che si è riunita a Milano a fine ottobre, quelli che si sono "staccati" da Stefano Bonaccini per intendersi. Non sembra sortiscano effetto dunque le diverse "sirene" che richiamano i riformisti a una scelta diversa. Da ultimo oggi sul Corriere il politologo Angelo Panebianco, secondo cui "adeguandosi alla linea della segretaria, la minoranza del partito rinuncia alla propria vocazione liberale".

Loro, la "minoranza del partito", non la vedono così. Tuttavia non viene sottovalutato il fatto che nel mondo riformista ci sia una sensibilità per il sì alla riforma. A partire da Libertà Eguale di Enrico Morando e Stefano Ceccanti, associazione vicina ai riformisti Pd. E non solo, vista la posizione di Goffredo Bettini. O dell'ex presidente della Consulta, Augusto Barbera, giurista ed ex deputato del Pci e del Pds, che oggi sul Foglio ha spiegato perché voterà a favore della riforma della giustizia. Anche per questo l'area riformista dem auspica che, passate le regionali e il lavoro sulla manovra che sono le priorità del momento, si apra un confronto nel Pd "su come intende stare nella campagna referendaria". Sia dal punto di vista organizzativo. Dal fare o non fare un comitato, tanto per cominciare. Ma anche nel merito, sulla linea da dare alla campagna. "La linea della riforma inutile, del referendum come arma di distrazione per non parlare dei veri problemi del Paese o la linea Scarpinato?". La seconda, ovviamente, non è quella gradita dai riformisti dem. 

Il riferimento è al senatore dei 5 Stelle Roberto Scarpinato, ex magistrato, che oggi ha scatenato una clamorosa polemica con Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "Apprendo che il senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato, in Commissione parlamentare antimafia ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci - è la replica furente dell'esponente di Fratelli d'Italia - . Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato, e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato. Inorridisco al pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato. Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso". 

Il grillino Scarpinato non sembra intenzionato né a scusarsi né a fare alcun passo indietro: "Al sottosegretario Fazzolari ricordo che io non ho insinuato un collegamento tra lui e l'attentato a Ranucci, mi sono limitato a raccogliere alcuni elementi durante l'audizione del giornalista Sigfrido Ranucci e poi a fare delle domande per capire cosa è fondato e cosa no. Il mio dovere nella commissione Antimafia è quello di indagare e capire, anche attraverso le domande. Ho chiesto a Ranucci di spiegare perché alcuni mesi fa avesse dichiarato di essere stato pedinato dai Servizi Segreti su richiesta del sottosegretario Fazzolari e se ritenga ci sia una connessione tra il presunto pedinamento e altri elementi emersi sull'attentato del 16 ottobre. Ranucci ha poi risposto in seduta secretata e quindi quello che ha detto non può essere discusso pubblicamente". Dichiarazioni che ovviamente contribuiranno ad alimentare il clima di tensione nella campagna referendaria.

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