Matteo Salvini assolto, definitivamente. Accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms, i giudici della quinta sezione della Cassazione hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo dopo l'assoluzione di primo grado e assolto il leader della Lega. "Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato", ha esultato su X il leader della Lega. Soddisfazione è stata espressa anche da Giorgia Meloni: "La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell'Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo".
L'ex ministro dell'Interno era accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio in danno dei 147 naufraghi soccorsi dalla nave Open Arms nell'agosto 2019. Salvini nel 2024 era stato assolto dal tribunale di Palermo "perché il fatto non sussiste". Questa mattina la procura generale ha chiesto di confermare l'assoluzione rigettando il ricorso per saltum presentato dalla procura di Palermo. Le parti civili hanno invece chiesto l'accoglimento del ricorso con l'annullamento della sentenza impugnata.
Il difensore di Salvini, l'avvocato Giulia Bongiorno, nella sua arringa aveva definito il ricorso "'generico" e "che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge. Un ricorso che chiede di fare un processo completamente diverso: non è affatto un ricorso per saltum. Tutte le presunte violazioni di legge sono ancorate a circostanze di fatto stravolte - aveva sottolineato la penalista - La sentenza dice a monte che il Pos non si doveva concedere. C'è un'inammissibilità evidentissima. Si cita il caso Diciotti come similare a quello Open Arms: la Diciotti è una nave della Guardia Costiera italiana, l'altra è una ong spagnola. Nella sentenza impugnata ci sono precise indicazioni di tutte le opzioni che aveva Open Arms, e i report sono la prova che non c'è stato sequestro di persona. Nel ricorso si dice l'opposto di quello c'è scritto nella sentenza".
Dal canto loro le parti civili chiedendo l'annullamento della sentenza di primo grado avevano evidenziato "la prova dell'esistenza del dolo nei fatti e nelle testimonianze. Ai naufraghi che si trovavano di fronte alle coste italiane non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazionali e costituzionali e la loro dignità".