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Gaia Tortora e il fronte del sì a Napoli: la sfida a toghe e sinistra

mercoledì 17 dicembre 2025

2' di lettura

Anche Gaia Tortora entra nella campagna mediatica del referendum sulla giustizia. E la giornalista di La7, conduttrice di Omnibus nonché figlia del grande Enzo Tortora, la vittima più illustre della malagiustizia italiana, lo farà proprio nella Napoli del procuratore capo Nicola Gratteri, in campo per il "no". Tortora modererà l'incontro del Comitato "Sì Separa" favorevole alla riforma.

Primo appuntamento, come ricorda anche il Giornale, venerdì prossimo alla Società Napoletana di Storia Patria e il Comitato della Fondazione Einaudi, di cui è presidente Giuseppe Benedetto. Per invitare gli elettori a votare sì all'approvazione della riforma ci saranno il presidente del Comitato Gian Domenico Caiazza, l’ex pm di Mani pulite Antonio Di Pietro e il segretario generale della Fondazione Andrea Cangini.  

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Poche ore fa, ospite di DiMartedì su La7, Gratteri al contrario aveva proclamato: "Il No è sotto di soli 6 punti, eravamo a 25, quindi c’è stato un bel recupero e ancora c’è tempo. Chi vuole il Si punta a indire una data il prima possibile, perché più passa il tempo più il vantaggio si restringe. Parlano di marzo ma si può arrivare ad aprile e bisogna parlare un linguaggio comprensibile, con meno tecnicismi, rivolgendosi alla gente comune". La strategia dei magistrati contrari alla riforma potrebbe essere di segno opposto a quella del sì: niente "convegni di professori", ma un passaparola costante, in ogni occasione possibile comprese quelle informali. "E questo per spiegare che avere tra 2-3 anni un pm che dipende dal ministro della Giustizia favorisce solo i potenti", è stata l'accusa di Gratteri.

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Proprio sulla questione politica e giustizia, uno dei cavalli di battaglia del fronte del No, la Tortora intervistata dal Foglio qualche settima fa era stata durissima: "La sinistra che espone cartelli con la scritta ‘No ai pieni poteri’ mi fa tristezza". "Io ho toccato con mano, insieme a mio padre, il livello di violenza del potere giudiziario che non risponde di nulla - aveva sottolineato la giornalista -. Ecco, questo sistema, semmai, è il contrario della democrazia. È facile scrivere un cartello, con una frasetta infantile. Ma io non sono una frasetta. E questa non è la ‘riforma della giustizia’, ma la riforma di una sua parte. Non è la soluzione definitiva a tanti problemi, ma è un passo in avanti di un lungo cammino. E questo va riconosciuto al ministro Carlo Nordio".

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