De gustibus

Armine Harutyunyan, "la top model più brutta del mondo" travolta dalla polemica

Gianluca Veneziani

I Benvenuti nel mondo alla rovescia, in cui il Brutto viene spacciato per Bello, la libertà di espressione viene bollata come body shaming, ossia derisione del corpo, e il giudizio estetico - parte fondante delle facoltà della Ragione, come ci ha insegnato Kant - viene imbrigliato dalle ipocrisie del politicamente corretto. L'armena 23enne Armine Harutyunyan è stata scelta da Gucci come volto e corpo per le sue sfilate e campagne promozionali, essendo considerata dal celebre marchio come «una delle 100 modelle più sexy del mondo». Molti, guardando le sue foto, hanno pensato semmai il contrario, cioè che sia una racchia inspiegabilmente finita nel regno per eccellenza della Bellezza. E lo hanno dichiarato pubblicamente sui social, attaccando Gucci per la scelta.

MILLE RAGIONI
Ora, la casa di moda avrà avuto le sue mille ragioni per puntare su Armine. La prima potrebbe essere quella di far parlare di sé, di sconvolgere il comune cittadino con una provocazione. Un'altra potrebbe essere l'obbedienza ai canoni del politically correct per cui bisogna capovolgere tutte le certezze alle quali finora eravamo ancorati: non esistono più maschi e femmine ma mille generi fluidi, i clandestini non sono migranti illegali ma poveri profughi, il brutto non è brutto ma un «bello anticonvenzionale». Un'altra ragione potrebbe essere la sincera convinzione, da parte del direttore creativo di Gucci, che Armine sia una bellissima donna (idea contestabile, ma legittima).

 

 

Ciò non toglie tuttavia il diritto di critica da parte di non la pensa così e trova la Harutyunyan bruttina o bruttissima. Ed è assurdo che tutti costoro, per aver osato esprimere un'opinione estetica, vengano bollati come «sessisti», «misogini», fautori del «body shaming» o «razzisti», essendo la modella in questione un'armena (leggasi a riguardo quanto scrivono siti come quello dell'Huffington Post e di Radio 105). Vorremmo ricordare agli illiberali, che pretendono di imporre una visione unica della realtà anche quando essa fa a pugni con l'evidenza, il buon senso e il senso comune, che il parere di natura estetica, se non offensivo, è sempre lecito, che sia rivolto a maschi, femmine, animali, monumenti, opere d'arte. Certo, intelligenza vuole che non si riduca la valutazione complessiva su una persona a quell'unico aspetto né che il giudizio sulla bellezza o bruttezza influenzi il parere sugli altri aspetti, finendo per occultare altre eventuali qualità.

 

 

Ma, a maggior ragione quel giudizio diventa lecito, anzi necessario, per una modella che vive della sua bellezza. pareri oggettivi È come esprimere un'opinione sulle qualità tecniche di un calciatore. Essa riguarda l'elemento che fa di loro ciò che sono. Dopodiché possiamo sdilinquirci a fare distinzioni tra "ciò che è bello" e "ciò che piace", a ricordare che la Bellezza è oggettiva e si auto-impone, laddove il gusto resta soggettivo e può riguardare ciò che bello non è. Oppure possiamo spingerci a relativizzare il Bello, a dire che esso cambia a seconda dei tempi e dei luoghi, delle culture e dei singoli individui, e sostenere che la Bellezza è negli occhi di chi guarda. Va bene tutto ma, ai nostri umili occhi, Armine risulta brutta. Molto brutta. E vogliamo rivendicare il diritto di pensarlo e dirlo. Ciò non toglie che ella possa essere un'ottima persona, intelligentissima, e magari una professionista brava a sfilare. Ma, per le fattezze che non ricordano esattamente la Venere di Botticelli, le avremmo preferito un milione di altre donne come testimonial di Gucci. Sennò, viene da dire, il modello potevo farlo pure io (e dai, Gucci, arruolami come bello «non-convenzionale»).