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Ci importa più della Merkel che di Monti: Italia eurosuddita

Facci: è ufficiale, non siamo più una nazione, non abbiamo più una politica e dipendiamo dai banchieri internazionali

Giulio Bucchi
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Tutti i quotidiani italiani hanno aperto con la débacle della Merkel, ieri, e non è perché d'un tratto si siano sprovincializzati o abbia prevalso un'improvvisa esterofilia: macché, era giusto, era coerente, in fondo titolavano come tempo addietro l'avrebbero fatto per Berlusconi o per Prodi che erano i premier di questo Paese, ciò che Angela Merkel fattualmente è. Verrà il momento in cui dovremo cominciare seriamente a chiederci come ci siamo arrivati, come è stato possibile svegliarci un mattino e accorgersi che non siamo più una nazione: privi di un governo democratico, dipendenti da una Banca centrale "europea" comandata da azionisti privati, sprovvisti di una moneta e di veri confini, e di una politica agricola, economica, estera, tenutari di conti correnti a sostituire la carta d'identità. Nella connivenza o nell'incoscienza più totali - dei giornalisti in primis - ci siamo consegnati mani e piedi una firma dopo l'altra, un trattato dopo l'altro: senza che ci fosse un dibattito, un mezzo referendum, la consapevolezza di quanto accadeva mentre ci occupavamo di spettacolari cazzate. "Non avrai altro dio al di fuori dell'euro" è il primo comandamento. L'undicesimo, per dirla con l'antropologa Ida Magli, è "aprirai un conto corrente". di Filippo Facci

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