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Facci: la Chiesa non paga l'Imu, sono soldi nostri deve ridarceli

Lucia Esposito

Mentre noi ci scanniamo per l’Imu, il Vaticano ha chiuso il suo bilancio annuale con 2 miliardi di utile. La mia opinione personale è che trattasi di soldi nostri. Per dimostrarlo, ecco un riassunto. Il patrimonio immobiliare della Chiesa è stimato nel 22 per cento del totale italiano. Secondo l’Anci, la Chiesa non paga l’Imu per circa un miliardo l’anno. Secondo l’Ares, sono 2,2 miliardi. Si tenga conto che gli enti ecclesiastici pagano l’Ires dimezzata: altro miliardo non versato. È giusto? Mentre laicisti e baciapile si accapigliavano, l’Unione Europea non aveva dubbi: sono aiuti di Stato, vietati dal Trattato di Maastricht. Allora Mario Monti, nel 2012, ha fatto una legge per sanare la multa che l’Europa voleva darci: ha detto che la Chiesa avrebbe pagato l’Imu (ma solo da quest’anno: colpo di spugna sul passato) e ha specificato che perciò gli italiani avrebbero pagato meno tasse. Ma ecco: come deve fare la Chiesa a pagare l’Imu? Con l’autocertificazione. Il regolamento, poi, prevede che siano esentate le attività «non commerciali» (alberghi, scuole, cliniche, società sportive, pub) che abbiano dei prezzi almeno dimezzati rispetto al mercato. E chi controlla? Nessuno. Ciliegina: tutte le attività esenti dall’Imu, nel febbraio scorso, dovevano autocertificarsi a mo’ di censimento: ma la Chiesa non ha partecipato perché mancavano i moduli. Quindi il conguaglio della tassa è stato rinviato al 2014. Mentre noi ci scanniamo per l’Imu. di Filippo Facci