Se anche la Diocesi di Vittorio Veneto benedice la preghiera “all’islamica” dei bambini dell’asilo cattolico di Susegana, nel Trevigiano, allora è proprio il caso di dirlo: non c’è più religione. O se c’è non è messa benissimo. Dopo giorni di polemiche suscitate dall’immagine dei bambini che, inginocchiati e fronte a terra, simulano la preghiera all’interno di un centro culturale islamico, anche la Chiesa ha preso posizione: «Ci sentiamo in sintonia con le motivazioni che la parrocchia di Ponte della Priula ha dato in merito all’iniziativa della visita al Centro culturale islamico.
Aprirsi al dialogo interreligioso - scrive la Diocesi di Vittorio Veneto- richiede una “reale reciprocità”, che nel caso di Ponte sulla Priula è effettivamente vissuta». La nota va oltre e spiega anche che «va detto che nel Comune di Susegana, la presenza di immigrati extracomunitari è importante e conseguentemente anche la loro presenza nella scuola lo è. Far finta che questa presenza non ci sia, è voler chiudere gli occhi sulla realtà». Parole che lasciano un po’ interdetti. Non ce ne voglia la Diocesi, ma seguendole alla lettera si dovrebbe concludere che il giorno in cui gli alunni di religione musulmana saranno di più di quelli cattolici, la scuola dovrebbe essere governata, se non dalla sharia, almeno dalla legge del Corano... Non una bella prospettiva.
Intanto la scuola insiste sulla bontà della sua iniziativa. Lo fa con un’intervista al Corriere del Veneto, della direttrice Stefania Bazzo. Oltre a ribadire quanto già detto nei giorni scorsi sulla versione della «preghiera solo simulata per la curiosità dei bambini», a colpire sono due cose. La prima è quando dice che «i bambini musulmani preparano il presepio a Natale, ci siamo trovati a pregare per l’Avvento tutti insieme». Non ce ne voglia la dirigente, ma pur credendo alle sue parole, non possiamo fare a meno di chiederci come mai sulla pagina social della scuola, che ha pubblicato con grande enfasi le immagini dei bimbi inginocchiati in moschea, non vi è una sola foto che raffiguri un presepio, o l’immagine delle medesime classi in visita a una scuola cattolica coi bimbi musulmani inginocchiati a pregare. La sottomissione inizia anche da questi piccoli, ma importanti, particolari.
La seconda cosa che ci ha colpito riguarda l’appello che la Bazzo fa alle altre scuole: «(dopo le polemiche, ndr) Ci siamo chiesti, “cosa si può fare di più”? Direi alle altre scuole di non avere paura. Nel nostro piccolo abbiamo aperto una breccia». Sarà, ma la storia insegna che l’ultima volta che nella Chiesa si è aperta una breccia (a Porta Pia) non è finita granché bene...
Parallelamente a diocesi e scuola, anche la politica ha continuato a dibattere sull’argomento. L’onorevole Elisabetta Gardini (Fdi), ha scritto alla scuola e dopo aver ripercorso i fatti degli ultimi giorni, ha lanciato l’idea per un «passo ulteriore» nel dialogo interreligioso: «Aprite la chiesa ai bambini musulmani, lasciate che ascoltino il parroco, che preghino seduti sui banchi, che si avvicinino alla fede cristiana con lo stesso spirito di “dialogo” proposto nella moschea. Il dialogo interreligioso, come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI, non può esistere senza reciprocità. Un incontro autentico tra fedi e culture nasce solo quando si cammina insieme, con pari dignità e verità. Non può essere un gesto unilaterale, ma un percorso condiviso, fondato sul riconoscimento e sull’ascolto reciproco».
Per il capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami «quanto accaduto è agghiacciante» e rappresenta «una cultura della sottomissione cara alla sinistra». E si è spaccato anche il fronte del centrosinistra, con la senatrice di Italia Viva, Daniela Sbrollini, che ha presentato un’interrogazione al ministro Valditara perché quell’iniziativa «è in aperto contrasto con la natura laica dello Stato».