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L'Anm contro Monti: "Non può parlare di abusi per le intercettazioni di Palermo"

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Il premier parla di riforma e arriva la dura nota dell'Associazione dei magistrati: "Salvaguardare lo strumento d'indagine e il diritto di cronaca"

Giulio Bucchi
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L'Associazione nazionale magistrati “apprende con preoccupazione” le dichiarazioni riportate dalla stampa del presidente del Consiglio Mario Monti che “avrebbe definito  'grave' il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate dalla procura di Palermo” affermando anche che si sarebbero verificati “abusi”. Mentre il procuratore di Palermo Antonio Ingroia attacca sostenendo che la politica è troppo spesso protagonista di sconfinamenti nei confronti della magistratura, arriva direttamente dall'Anm un'altra durissima critica al premier. L'associazione dei magistrati giudica “improprio ogni possibile riferimento a presunti abusi che sarebbero, comunque, oggetto di altre procedure di controllo, secondo gli strumenti previsti dalle normative vigenti”. Palermo e le intercettazioni - La nota dell'Anm fa riferimento all'annuncio del premier di misure per impedire nuovi abusi sulle intercettazioni sulla scia di quanto accaduto a Palermo negli ultimi mesi. “La questione relativa alle procedure cui assoggettare le intercettazioni indirette dei colloqui del presidente della Repubblica - precisa l'Anm - è oggetto di un conflitto di attribuzione, in merito al quale è doveroso attendere la decisione della Corte Costituzionale”. L'auspicio dei magistrati è che "ogni eventuale riforma del regime delle intercettazioni, pur diretta a tutelare il diritto alla riservatezza dei soggetti estranei al procedimento, salvaguardi il pieno utilizzo di tale indispensabile   strumento d'indagine, senza peraltro comprimere il legittimo diritto di cronaca”.

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