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Pensioni, allarme sui conti Inps: "Presto esplode tutto"

L'esperto Angrisani a Libero: "Usiamo 40 miliardi l'anno per tenere in equilibrio il sistema. Che fa acqua e non reggerà per molto"
di Giulio Bucchi venerdì 30 novembre 2012

3' di lettura

di Antonio Castro   «Le pensioni sono come un’immensa vasca da bagno. Da una parte c’è un rubinetto, contributi, che versa 1 litro al secondo, dall’altra c’è l’uscita. E il deflusso, le pensioni, è ben maggiore di quanto viene versato... Prima o poi bisognerà riportare in equilibrio entrate e uscite». Massimo Angrisani è un vero tecnico e semplifica, per i profani, la situazione del sistema previdenziale che è «tutt’altro che in equilibrio come si continua a ripetere...». Angrisani è un uomo dei numeri. Dal 1986 è ordinario, dal 1990 della cattedra di “Matematica finanziaria e tecnica attuariale per la previdenza” della facoltà di Economia de “La Sapienza” di Roma. Il docente dell’ateneo romano è uno dei pochi - non a caso è consultato da numerose casse previdenziali private - che si orienta tra le 15 riforme previdenziali degli ultimi 20 anni. Per inciso Angrisani è stato anche membro della Commissione di Valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, bizzarramente svuotata, nel luglio 2011, e ora soppressa.  La riforma delle pensioni è stata presentata come la “soluzione definitiva”. Questa volta possiamo stare tranquilli?  «Non proprio... perché nonostante i tagli alle prestazioni, l’allungamento della vita lavorativa, e tutte le riforme approvate, il nostro sistema non ha accantonamenti. E lo Stato è costretto a sanare il buco trasferendo risorse per oltre 40 miliardi l’anno». Se oggi lo Stato deve risanare l’equilibrio tra contributi e prestazioni, quando arriveranno in pensione tutti i baby boomers, nel 2030, a quanto ammonterà il buco? Lei ha fatto parte della Commissione di valutazione della spesa avrà fatto due conti... «Quando facevo parte della Commissione ho chiesto di vedere i numeri previdenziali. Ma i membri della Commissione sono, bizzarramente, “senza facoltà di conto”. C’è una profonda mancanza di trasparenza su tutte le dinamiche previdenziali a cui si può supplire soltanto studiando i bilanci ex post. Ma non si può fare uno studio attuariale senza conoscere dinamiche del lavoro, retribuzioni e nel dettaglio la spesa pensionistica». Però i bilanci consolidati dei maggiori enti previdenziali - Inps e Inpdap - testimoniano che il sistema ha bisogno di travasi continui... «È per questo che negli ultimi 20 anni si sono fatte 15 riforme. Però non è riducendo l’indicizzazione, allungando la vita lavorativa e limando le prestazioni che si raggiunge l’equilibrio».  Senza dimenticare la variabile della crisi economica... «E infatti negli ultimi anni sono diminuiti i versamenti contributivi per effetto della chiusura di tante aziende. In più le pensioni future sono agganciate alla crescita economica del Paese. E gli italiani sono messi malissimo con tassi, quando va bene, vicini all’1,2% in termini reali, per il 2030». Entro il 2030 - e questo i vostri calcoli attuariali lo hanno cristallizzato - andranno in pensione i famosi baby boomers. In più, visto il calo delle nascite, si avrà un rapporto critico tra lavoratori attivi e pensionati. Voi studiosi la chiamate “Onda demografica”. Cosa succederà tra 17 anni?  «Esploderà ancora di più la spesa pensionistica e quindi, entro breve, visto che non si può continuare ad agire sulla leva dei contributi (oggi paghiamo circa il 33%, ndr), bisognerà rimettere mano al sistema con un’altra riforma». Suggerimenti? L’ultima riforma ha già tagliato dove si poteva. Alzare i contributi è impensabile. Come se ne esce? «Per esempio utilizzando l’enorme patrimonio immobiliare pubblico, stimato in oltre 400 miliardi, proprio per fronteggiare l’onda demografica. Non dico di alienarlo, venderlo o privatizzarlo. Suggerisco di farlo fruttare visti i ben poco lusinghieri risultati delle precedenti cartolarizzazioni. È un patrimonio che appartiene agli italiani ed è giusto che serva da garanzia per il sistema previdenziale».  Una curiosità: perché non si possono conoscere i dati “sensibili”?  «La conoscenza è potere. E questa è una materia “sensibile”...». Insomma, se gli italiani sapessero la verità finirebbe con i forconi....   «Appunto». Precisazione: la Commissione di Valutazione è stata svuotata dei compiti nel luglio 2011 e i poteri di controllo finanziario sono stati delegati alla Covip. Autorità di vigilanza sui fondi complementari di nomina parlamentare e governativa.    

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