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Feltri mena duro: "La verità non detta sui bulli. Come ci si difende dai violenti"

di Maria Pezzi domenica 17 febbraio 2019

2' di lettura

Questa storia del bullismo dilagante è stucchevole. Non se ne può più. Anche ai miei tempi i ragazzi violenti o almeno rompiscatole abbondavano. E ovviamente non godevano di buona fama. Ricordo un episodio di quando frequentavo la quinta elementare. Andavo a scuola a piedi. Nevicava. E venni colpito alla tempia da una palla appunto di neve mischiata alla ghiaia. Rimasi intontito per qualche istante. Allorché mi ripresi volsi lo sguardo all' altro lato della strada e vidi due coetanei che ridevano. Attraversai e andai loro incontro. Vidi che uno di essi aveva orecchie grandi. Gliene afferrai una con tutta la forza e lui cadde a terra. Le orecchie sono un punto debole. Una volta che il ragazzino fu atterrato, gli sferrai un calcio nel fianco. Il suo compare spaventato tagliò la corda. Sintetizzo. Qualche giorno dopo incontrai di nuovo quello a cui avevo menato, il quale mi salutò con un sorriso. Diventammo amici. Anche da grandi ci siamo talvolta frequentati senza alcun risentimento, aperitivo, risate, conversazioni. Da quell' episodio ho tratto un insegnamento. Tutti i giovinetti sono inclini al bullismo. E chi ne subisce le angherie deve reagire, altrimenti nella vita sarà sempre succube. Questo per dire che certe aggressioni tra bambini e adolescenti non sono una novità di questi anni. Sono sempre avvenute e non è il caso di farne una tragedia. Ciascuno di noi, anche in tenera età, è obbligato a difendersi da ogni soperchieria e a reagire, a costo di prenderle. Non bisogna mai cedere, la viltà e la paura non pagano. Anzi, ti rendono fragile e predispongono a essere vittima dei prepotenti. Questa lunga premessa per introdurre una riflessione. La Lega nei giorni scorsi ha proposto di abbassare da 14 anni a 12 l' età di coloro che vanno puniti qualora si rendano responsabili di atti intimidatori più o meno eclatanti verso minori o adulti. Non siamo d' accordo. Mettere in galera i bambini è sempre sbagliato. Essi non sanno ciò che fanno e rinchiuderli non serve a metterli in riga. Esagero: andrebbero castigati i genitori che non sono stati capaci di educarli. Le famiglie ormai sono sfasciate. Non sono più capaci di insegnare ai figli come ci si comporta nella società imperfetta in cui viviamo. A tavola non si parla, ciascuno pensa ai fatti propri, i parenti stanni incollati al cellulare, la prole si trastulla al computer, la mamma spadella e sbuffa. Il dialogo è stato abolito. Siamo alla completa incomunicabilità. Ovvio che i fanciulli, trascurati come mosche, crescano malamente e privi di basilari norme etiche. Poi vanno per strada e si comportano quali selvaggi. È evidente che in galera per certi reati non dovrebbero finire i pargoli bensì il padre e la sua sposa distratta, entrambi rei di non aver saputo fare il loro dovere di procreatori. Mandare dietro le sbarre un dodicenne non ha senso, se non quello di perpetuare un errore imperdonabile: attribuire ai bimbi le colpe delle loro famiglie sciamannate e senza spessore morale. di Vittorio Feltri

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