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Caso Palamara, anche Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli si autosospendono: "È caccia alle streghe"

di Caterina Spinelli domenica 9 giugno 2019

2' di lettura

Il caso Palamara miete altre vittime. Anche Gianluigi Morlini di Unicost e Paolo Criscuoli di Magistratura indipendente si sono autosospesi. Il primo è il presidente della V commissione che decide gli incarichi direttivi, il secondo è componente della I e VI commissione. Entrambi erano presenti agli incontri di Roma durante i quali, con i parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, si discuteva delle nomine per il procuratore di Roma che avrebbero poi determinato la scelta di altri magistrati per almeno cinque procure di tutta Italia. Dopo Luigi Spina, il consigliere indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio nei confronti di Luca Palamara, si sono dimessi Corrado Cartoni e Antonio Lepre, anche loro avevano partecipato all'incontro.  Leggi anche: Luca Palamara e quel mercato da 40mila euro "È in corso una campagna di stampa che sovrappone indebitamente i piani di un'indagine penale relativa a fatti rispetto ai quali sono del tutto estraneo con l'attuale attività svolta presso il Csm", ha riferito Criscuoli annunciando la sua autosospensione. Una vera "caccia alle streghe" è iniziata secondo il magistrato. Fino a quando non sarà ribadito e chiarito, anche dagli organi competenti, "la piena correttezza del suo operato", Criscuoli non parteciperà alle attività del Csm. Il senso di responsabilità ha colpito anche Morlini che ha dichiarato di essersi autosospeso "convinto della propria correttezza" in quanto avrebbe incontrato Luca Lotti in occasione di una cena casuale. Leggi anche: Palamara, quando Cossiga lo insultò in direttagi Sarà il plenum di oggi pomeriggio, 5 giugno, a dover decidere sul da farsi. Nel frattempo viene interrogato a Perugia, Stefano Fava, il pubblico ministero romano accusato di aver favorito Palamara presentando un esposto contro l'allora procuratore Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Paolo Ielo, accusandoli di aver gestito le inchieste nonostante avessero motivi di incompatibilità. Inchieste da cui i due si erano invece astenuti. "Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti", ha replicato il vicepresidente del Csm David Ermini, sostenendo la necessità di una revisione critica e autocritica, di riforma e autoriforma dell'autogoverno e dei metodi di selezione delle rappresentanze.

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