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Papa Francesco, la statua rubata e gettata nel Tevere: su chi ricadono i sospetti, guerra al Pontefice?

di Davide Locano domenica 27 ottobre 2019

3' di lettura

Colpi di scena in un clima arroventato anche per via dei nuovi scandali finanziari, mentre la situazione economica del Vaticano assume contorni drammatici: il Sinodo per l' Amazzonia sta per concludere i suoi lavori, ma la routine assembleare registra scossoni e sobbalzi. Non sono stati rintuzzati i tentativi di creare una "breccia" per aprire all' ipotesi di sacerdoti sposati, o, perlomeno di diaconi permanenti sposati, e per prospettare un ruolo sempre più rilevante alle donne, come appare dalle proposte lanciate dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente della conferenza episcopale austriaca. E arriva la reazione, plateale, da parte di chi contesta con forza simili ipotesi e l' intera idea portante del Sinodo. Leggi anche: Crac Vaticano, la teoria di Maradiaga: "Papa Francesco nel mirino" L'AZIONE FILMATA Così è successo anche questo. Alcune statuette di legno, raffiguranti una donna incinta che simboleggia la madre terra, portate dagli indigeni che partecipano all' assemblea sinodale e collocate nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, a due passi dal Vaticano, sono state rubate e poi gettate nel Tevere, all' altezza di ponte Sant' Angelo. L' azione, avvenuta ieri di prima mattina, è stata filmata interamente con una telecamera e pubblicata su YouTube, senza commento né rivendicazioni di alcun tipo, facendo rapidamente il giro nei social, anche a livello internazionale. Un successivo tentativo di prelevare altri idoli, tuttavia, ha portato all'identificazione del commando, composto da due persone, bloccate e poi denunciate alla polizia da padre Antonio Soffiantini, responsabile della mostra della associazione "Casa Comune". Si confermerebbe così un raid progettato da attivisti ultraconservatori (nel video si vede un solo uomo) contrari alla presenza in una chiesa di simulacri di divinità pagane. Il sito online Corrispondenza romana dà conto del fatto spiegando che «un gruppo di cattolici coraggiosi» ha «ripulito il luogo sacro dalle varie statue di Pachamama (il nome indigeno della figura intagliata, n.d.r.)». Queste statue avevano già sollevato polemiche, quando una di esse era stata esposta la prima volta nei Giardini Vaticani, durante una cerimonia presenziata da papa Francesco, a inizio Sinodo. Non è la prima volta che il Tevere si trova al centro di tensioni e contrapposizioni religiose. Di segno opposto, certo, come quando il 13 luglio 1878 un gruppo di ferventi anticlericali assalì, con sassi e bastoni, il corteo funebre che trasportava la salma di papa Pio IX, con l' intento di gettarla nel fiume. Non ci riuscirono, e il Papa, futuro beato, fu poi sepolto, come sua volontà, nella basilica di San Lorenzo al Verano. QUESTIONE FEMMINILE Quanto ai contenuti veri e propri del Sinodo, se le previsioni erano che si sarebbe messo sul tavolo il tema del celibato dei sacerdoti, o meglio come "superarlo" - anche se il Papa ha sempre ribadito un no chiaro e tondo ad ogni tentativo - ecco arrivare, a pochi giorni dalla chiusura dei lavori, il discorso del cardinale Schoenborn. Che si dichiara favorevole alla presenza, nella Chiesa, di diaconi permanenti sposati, viri probati diaconi, che non sono sacerdoti, chiaramente, ma che potrebbero rappresentare un passo verso una direzione precisa, visto che, come ha spiegato lo stesso cardinale, «sappiamo bene che certe situazioni non si improvvisano, ma è certamente un tema su cui si discute». La questione del celibato dei preti implica «una sfida su cui non credo si debba fare un Sinodo specifico; se va fatto, però, facciamo un Sinodo sulla Chiesa, senza limitazioni tematiche». Altra chiara indicazione. E anche il diaconato femminile, spiega il cardinale, non si può eludere, si deve affrontare, tenendo presente che si tratta di «una questione dogmaticamente non decisa». Insomma, «aprire i ministeri alle donne non si scontra con nessun impedimento dogmatico: si continui dunque a studiare questa possibilità». di Caterina Maniaci

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