Chiamiamolo "Effetto Veronica Lario". La sentenza d'Appello sul divorzio tra Silvio Berlusconi e la sua seconda ex moglie, che obbliga quest'ultima a ridare al Cavaliere i 60 milioni di euro di assegno di mantenimento già incassati, oltre a rinunciare a quelli futuri, è una bomba sul diritto di famiglia per due motivi. Innanzitutto, la conferma di una sentenza della Cassazione che già lo scorso maggio aveva sancito, nel caso dell'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli e la ex moglie Lisa Lowenstein, la fine dell'obbligo per il coniuge più facoltoso di mantenere (a vita) il partner, anche se quest'ultimo (o ultima) fosse di fatto in grado di sostenersi economicamente in autonomia. Secondo: la retroattività di questa misura, con riflesso anche sui soldi già incassati. Come ricorda Repubblica, la fine del dogma del "mantenimento del tenore di vita durante il matrimonio" potrebbe essere, come ricordato dall'autorevolissimo avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace, "pericolosissima per la vita delle donne". "Questa sentenza rischia di trasformarsi in una punizione per le donne e non tiene conto della realtà italiana - aggiunge sempre a Repubblica l'avvocata Teresa Manente -. Non solo le donne guadagnano di meno, ma spesso lasciano il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Senza una reale parità economica e senza più la tutela del tenore di vita i divorzi si trasformeranno in tragedie". Quel che è certo è che molti mariti divorziati stanno già pregustando la loro vendetta economica. "Ci sono stati troppi abusi, troppi divorzi in cui il tenore di vita è diventato il pretesto per l'ex o la ex di essere mantenuti a vita, anche quando non ne esistevano i presupposti - spiega l'avvocato Gian Ettore Gassani -. Siamo di fronte a un vento di moralizzazione in questo campo. Di fatto questa sentenza spazza via almeno quarant'anni di orientamenti giurisprudenziali". Risultato per i comuni mortali, considerando specialmente la retroattività del provvedimento su Veronica Lario? Le cause di richiesta di rimborso per alimenti considerati "in più" potrebbero essere migliaia. "Decideranno i giudici - è la sentenza di Gassani -, caso per caso..."