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Troppo somari al catechismoIl don vieta la cresima a 26 bimbi

Il parroco di Treville, in provincia di Treviso, fa slittare il sacramento
di Matteo Legnani domenica 16 febbraio 2014

3' di lettura

Dovevano fare la cresima il 30 marzo. Ma non è bastata una data già fissata per garantire a 26 ragazzi di seconda media, in un paese del Trevigiano, la sicurezza di ricevere il sacramento. Perché questi ragazzi non sono sufficientemente preparati, non sono pronti per compiere questo passo. E allora per il momento niente cresima, se ne riparlerà più avanti, probabilmente tra ottobre e novembre. Sempre che i ragazzi nel frattempo si mettano sotto come si deve. Lo ha deciso il parroco di Treville, don Silvio Mariga, assieme alle catechiste e alle famiglie.  «È stata una decisione che abbiamo preso di comune accordo coi genitori» ha spiegato don Silvio al Gazzettino. «Su sollecitazione delle catechiste, che mi hanno segnalato alcune difficoltà, ho deciso di convocare i genitori, abbiamo spiegato la situazione e alla fine si è convenuto di non far fare la cresima ai ragazzi». Raggiungere un’intesa non è stato però semplicissimo, non tutti infatti erano della stessa idea. «Anche da parte dei genitori si è rilevato che il cammino umano dei ragazzi faticava a procedere» ha proseguito il sacerdote. «Non ci è sembrato il caso di dare un sacramento importante come questo senza che ci fosse l’adeguata maturità. Ci sono stati dei genitori che non l’hanno presa bene, ma alla fine la maggior parte ha ritenuto fosse giusto così. Gli stessi genitori faranno comunque un percorso di crescita insieme ai figli e li stiamo coinvolgendo».  La decisione di posticipare la cresima pare abbia diviso il paese in favorevoli e contrari e probabilmente anche sollevato un po’ di polemiche. Almeno stando alla reazione del parroco che, da noi interpellato, ha detto di non voler più «parlare dell’argomento. Si metta nei miei panni, capirà tante cose». Eppure, per quanto sia strano sentir parlare di «bocciatura» al catechismo, forse perché si tratta di una cosa inusuale, non lo è poi tanto se si dà valore al sacramento che ci si appresta a ricevere e più in generale al percorso che si sta affrontando. E se invece riteniamo che non abbia questo gran valore, allora tanto vale prenderne le distanze, piuttosto che frequentare le lezioni di catechismo ogni tanto e magari disturbare o comunque avere atteggiamenti disinteressati e poco rispettosi come, sembra, facciano molti ragazzi. La scelta di don Silvio inoltre appare ancora meno strana se si pensa al richiamo che non più tardi di un anno fa Papa Benedetto XVI aveva fatto ai sacerdoti, se pure in un contesto diverso. Il pontefice aveva  condannato il «circolo vizioso» tra le ammissioni al sacramento del matrimonio e il boom di dichiarazioni di nullità nei tribunali ecclesiastici. Circolo che probabilmente potrebbe essere spezzato da rigidi corsi prematrimoniali. «Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale», ammoniva Ratzinger davanti alla Sacra Rota riunita nell’udienza annuale. Perché sposarsi in chiesa è un «diritto» solo per chi crede nel «matrimonio cristiano». Allo stesso modo un ragazzo che vuole prendere il sacramento della cresima deve seguire un preciso percorso: compito di catechisti e sacerdoti è quello di dargli gli strumenti per poterlo fare e valutarne la preparazione. Se si è pronti, si riceve il sacramento. Altrimenti si continua a studiare. Niente maniche larghe.  Ragionamento comprensibile. Eppure la mancata cresima di Treville suscita stupore e un po’ di malcontento. Forse perché non siamo abituati a questo. Forse perché molti degli italiani che si dicono cattolici in realtà non sono così ferrati in religione. Secondo una ricerca dello scorso agosto condotta da  Gdf Eurisko, chiamata «Santa ignoranza», solo 2 italiani su 10 conoscono i comandamenti: il 41% ne sa nominare uno e il 17,2% non ricorda nemmeno «non uccidere». Per non parlare di chi ha scritto la Bibbia (la metà degli italiani ha le idee confuse: per quanto in 9 su 10 dicano di aver ricevuto un’educazione cattolica, per il 20,4% Gesù è l’autore della Bibbia, mentre Mosè lo è per il 26,4%) o delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità sono rimaste impresse solo al 17,2% degli italiani). Reminiscenze del catechismo, che fanno pensare a quanto serva essere un po’ più severi, come il parroco di Treville, per ottenere risultati. di Alessandra Mori

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