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Antonio Socci e il libro su Papa Francesco, il Foglio di Ferrara: "Ciarpame senza pudore, cazzate, una porcata"

di Giulio Bucchi domenica 5 ottobre 2014

2' di lettura

"Ciarpame senza pudore". A massacrare il libro di Antonio Socci Non è Francesco è Maurizio Crippa, che verga un commento durissimo sul Foglio diretto da Giuliano Ferrara, sempre molto attento al dibattito sul Vaticano. "Un fanta-thriller", scrive sarcasticamente Crippa a proposito dell'opera seconda di Socci, incentrata sul giallo dell'ultimo Conclave e le presunte irregolarità nel voto che renderebbero non valida l'elezione di Papa Francesco. "Il plot puzza come un polpettone avvelenato", è la stroncatura sul Foglio, secondo cui "basta aver letto l'articolo 68 del Regolamento generale di elezione dei Papi, quello che prescrive che nel caso il numero delle schede non corrisponda al numero degli elettori bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione". E giù fendenti alle tesi di Non è Francesco, i cui "bizzarri sceneggiatori hanno l'aria di essere i Bombolo e Cannavale della vaticanistica". E il passo dalla critica scientifica al livore personale pare brevissimo. "Caro Socci, se vinceva un altro..." - La colpa di Socci è tutta quella di chiedersi se sta implodendo la Chiesa. Interrogativo più che legittimo anche in tempi di "riscoperta", grazie a improbabili (e improvvisati?) filo-papisti e Bergoglio fans in stile Eugenio Scalfari. "Può sempre accadere - allarga le braccia Crippa -, ma non accadrà per una concatenazione di cazzate come quelle che Socci mette in fila, ciarpame senza pudore per citare la nostra amatissima Santa Veronica da Macherio (Veronica Lario, ndr)". "E' davvero difficile accettare la sua pretestuosa pretesa che un cavillo possa essere inteso come provvidenziale, se serve a fare fuori un Papa che non gli piace. Ne fosse stato eletto uno che gli andava a genio, siamo sicuri che quel cavillo provvidenziale avrebbe dormito sonni tranquilli - prosegue Crippa -. Avessero eletto un suo preferito, uno dei cardinali  tutti controcazzi e dottrina, avrebbe dormito sonni tranquilli". Insomma, il peccato originale di Socci sarebbe quello di voler "tornare al passato", una "speranza fantascientifica". La tesi, accusa il commentatore del Foglio, è "ovviamente la solita: via Benedetto, siamo piombati nel più buio relativismus". E citare a sostegno di questa tesi parole dello stesso Ratzinger e di don Giussani, conclude un inviperito Crippa, è una "porcata inaccettabile".

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