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Armani in fuga dal Palalido: buco milionario per il Comune

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 18 ottobre 2015

2' di lettura

Se sarà o meno pronto entro la fine dell’anno, come promesso poche settimane fa da Milanosport e da Palazzo Marino, è cosa che potrà essere verificata più avanti. Ma, al di là della data della sua inaugurazione, di certo il Palalido di piazza Stuparich non sarà il tempio del basket milanese. La lunga trattativa tra Comune di Milano e gruppo Armani si è infatti conclusa con la decisione di quest’ultimo di non rinnovare la clausola di sponsorizzazione scaduta nel 2013, che impegnava il gruppo a versare 300 mila euro all’anno nelle casse di Palazzo Marino per il naming (PalaArmani) del palazzetto, ai quali si sarebbero dovuti aggiungere 400 mila euro all’anno per l’affitto della struttura. Una decisione che certifica l’addio dell’Olimpia Milano al Palalido, struttura che con i suoi 5mila posti è stata valutata inadeguata rispetto alle necessità della società di Giorgio Armani. La ritrovata passione per il basket da parte dei tifosi milanesi ha infatti portato l’Olimpia ad avere un seguito decisamente più ampio di quello che aveva appena cinque anni fa, quando aveva firmato l’accordo con la Moratti. Oggi i 5mila posti a disposizione sono ben al di sotto del numero di spettatori medio registrato nelle partite casalinghe della EA7. Lo scorso anno la media di presenze al Forum di Assago, che a questo punto rimarrà la casa del basket meneghino, è stata di 9.100 spettatori a partita. E anche nell’incontro che ha registrato l’interesse più basso, il pubblico presente ha raggiunto quota 6.700. Cifre che fanno capire perché anche l’ultima ipotesi di giocare al Palalido le partite di minore richiamo sia tramontata, complice la bocciatura da parte del Comune di Milano della richiesta estiva di Armani di portare a 7.500 posti la capienza della struttura. «Contando i 3.500 abbonati che abbiamo quest’anno e i biglietti per gli ospiti, significherebbe essere sempre al limite del tutto esaurito senza avere nemmeno aperto le vendite», spiegano dalla società. Un addio, questo, che lascia il cerino in mano all’amministrazione Pisapia. Dall’assessorato allo Sport guidato da Chiara Bisconti per il momento preferiscono non commentare, ma è chiaro che per recuperare i 700mila euro all’anno di introiti persi non basteranno certo i concerti e gli spettacoli dal vivo. di Dino Bondavalli

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