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Giovanni Brusca: "La mafia voleva riempire la spiaggia di Rimini di siringhe infette di Aids"

di Andrea Tempestini domenica 25 gennaio 2015

1' di lettura

Dopo la strage di Capaci, Cosa Nostra aveva spiegato un "cambio di strategia": nel mirino ci doveva finire il patrimonio dello Stato, attraverso un "attentato alla torre di Pisa o depositando siringhe infettate dall'Aids sulla spiaggia di Rimini". Lo ha riferito Giovanni Brusca, il collaboratore di giustizia che negli anni '90 fu reggente del mandamento di San Giuseppe Jato. Brusca è stato ascoltato come teste in videoconferenza dal carcere nel processo a Milano a carico di Filippo Marcello Tutino, ritenuto il basista della strage di via Palestro avvenuta il 27 luglio 1993. Il "suggerimento" - Successivamente all'arresto di Totò Riina avvenuto nel 1993, secondo quanto ha affermato Brusca - imputato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia -, la strategia stragista venne "portata avanti da Leoluca Bagarella". Per il collaboratore di giustizia, a suggerire il cambio di strategia - colpire il patrimonio, e non più le istituzioni - sarebbe stato l'ex estremista di destra Paolo Bellini. "Sospettavamo che Bellini facesse parte dei servizi segreti - ha spiegato Brusca -, abbiamo scoperto che aveva contatti con i carabinieri".

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