Sono anni che si parla di una dura punizione per chi uccide con un incidente stradale. Si era prospettato anche il cosiddetto "ergastolo della patente", ossia il divieto assoluto di guidare nei casi più gravi. Ora sembra che le buone intenzioni, annunciate dal ministro degli Interni Angelino Alfano a metà novembre, si possano finalemente tramutare in fatti. Il guardiasigilli Anna Maria Cancellieri ha infatti fissato entro la fine del mese di gennaio un pacchetto di norme sulla giustizia che conterrà anche l'introduzione del reato di omicidio stradale. Il Viminale ha già attivato un gruppo di lavoro con il ministero dei Trasporti per verificarne praticabilità ed efficacia e il sottosegretario ai Trasporti, Erasmo De Angelis anche l'ultimo dell'anno con un Tweet è tornato a ribadire che si stava lavorando in tal senso e che il nuovo Codice della strada, il cui iter di riforma è in corso in Parlamento, prevede maggiore tutela degli utenti vulnerabili come pedoni e ciclisti e sanzioni molto più dure, con l'introduzione dell'omicidio stradale. L'obiettivo, secondo quanto detto dalla Cancellieri al Tg5, è di colpire "gli autori di questi reati, che sono gravi, per fare in modo che le vittime abbiano la giustizia che meritano. Spesso infatti le famiglie delle vittime si sentono offese nel loro dolore perche' non hanno i riscontri che meriterebbero". La soddisfazione dell'Ania - Ovviamente soddisfatto il Segretario Generale della Fondazione Ania, Umberto Guidoni. "Da anni sosteniamo che si deve arrivare alla modifica del codice penale - spiega Guidoni - introducendo una fattispecie normativa che regoli il reato di omicidio stradale. Siamo convinti che è necessario fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, in taluni casi, sono dei veri e propri omicidi". "Purtroppo gli incidenti di questi giorni, uno dei quali causato da un automobilista ubriaco, drogato e senza patente che ha portato alla morte di una bambina di 8 anni, dimostrano la pericolosità di certe condotte al volante", aggiunge Guidoni. "Per questo riteniamo che, nei casi in cui ci si metta alla guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l o sotto l’effetto di droghe, si debba configurare l'ipotesi di dolo eventuale del conducente, per la gravità sociale, umana ed etica di certi comportamenti che provocano incidenti stradali. Non si può più permettere che certi episodi restino impuniti".