Anche in cucina. Il “pizzo delle stellette” funziona più o meno così (e funziona sia nei locali che negli hotel): ti si para davanti un tizio, può essere italiano oppure no, i furbetti mica hanno nazionalità, e ti chiede una “bustarella” per riempire la rete di commenti su quanto è buono il tuo risotto fragole e prosecco. Alle volte la domanda ti arriva in virtuale, con un messaggino su Whatsapp (e così manco lo vedi in faccia, il commentatore compulsivo).
La proposta è allettante, non foss’altro perchè questa è l’epoca del digitale: «Stan tutti lì, con ‘sto telefonino in mano. Specie i turisti, gli stranieri. Viaggiano con lo smartphone e controllano tutto sul display, se leggono un giudizio negativo nemmeno entrano». Il “tariffario” varia a seconda della tipologia dell’attività e, chiaramente, della posizione: alcune inchieste (giornalistiche e non), negli anni passati, chè l’andazzo qui dura da tempo, hanno documentato come a Roma, per esempio, un ristoratore abbia denunciato l’offerta di cento recensioni positive per 400 euro mentre alcuni albergatori della città si son visti domandare 5mila euro per mille valutazioni col pollicione in su. Dipende.
A questo punto il diretto interessato ha due strade: o cede (epperò così la serietà va a farsi benedire) o rifiuta (e lo fanno in tanti perché ci sono tanti imprenditori onesti e pure questo è un fatto che ci si dimentica troppo spesso). Nel secondo caso può scattare il peggio: e il peggio è fatto prima di insistenza reiterata e poi di rivalsa. Della serie: paga-o-ti-roviniamo-con-valutazioni-negative.
Passa la voglia di andare a mangiar fuori. «Conosco posti dove non entrerei nemmeno che hanno delle recensioni praticamente da super-stellati», continua Beltrami, «oggi c’è gente che arriva e non guarda neanche il menù, sa già cosa vuole perché ha visto le foto in rete. Tutto questo danneggia il mondo della ristorazione». Lo capisce chiunque.
«Bisognerebbe trovare il modo di monitorare ciò che avviene, anche perché spesso si tratta di profili fake, falsi anche loro, ed è doppiamente avvilente». Una disposizione in questo senso è al momento al vaglio del Senato, presentata a gennaio dal consiglio dei ministri e inserita nel decreto legge sulle piccole e medie imprese: sarebbe una boccata di ossigeno per i tanti lavoratori che oramai temono più un influencer («ci sono anche quelli che entrano, si siedono, e chiedono soldi o un pasto gratis in cambio di una “vetrina” su Instagram o TikTok») che l’ispettore della Asl. «Il nostro ambito può essere aiutato in tanti modi, magari organizzando meglio la formazione perché ci sono poche ore di pratica nelle scuole alberghiere e queste, generalmente, vengono considerate come istituti di Serie B», chiosa Beltrami, «tuttavia il fenomeno delle recensioni false sul web, che davvero può mettere in difficoltà un ristorante, è diffuso. Molti nostri iscritti lo hanno sollevato». Non va preso alla leggera.