Quanti di noi aspettano tutta la vita di vincere una lotteria? Quante volte parlando tra amici esce fuori quel famoso: "Se vincessi al SuperEnalotto andrei, farei...?". Tante, troppe. E pensare che Martino Scialpi aveva vinto. Aveva fatto 13, nel 1981 con una giocata da 500 lire, due semplici colonne. Una schedina che vale un miliardo di vecchie lire, vinte al Totocalcio, tutto grazie a un gol di Falcao in Roma-Juve, la rete che ha fatto scattare la combinazione vincende. Scialpi, insomma si aspettava una nuova vita. Peccato che quei soldi, a distanza di 33 anni, non sono mai arrivati, neanche una lira. Nessuna ricevuta era mai arrivata al Coni. Così, è iniziata la vicenda giudiziaria. La questione si è riaperta ieri quando, come riporta Il Corriere della Sera, il gip del tribunale di Roma ha accolto l'opposizione presentata dalla difesa ad archiviare l'indagine in cui sono indagati, con l'accusa di aver prodotto documenti falsi, l'avvocato del Coni Luigi Condemi, l'avvocato Enico De Francesco di Taranto e l'ex responsabile Coni per la zona di Bari Mario Bernacca. La guerra di Scialpi - La battaglia di Scialpi dopo una prima discussione con il Coni continuò alla tabaccheria dove fece la schedina. Cercò di avere spiegazioni, ma da quel negozio uscì con una denuncia per minacce da cui poi venne assolto. Poi ancora una denuncia per truffa avviata da Coni e Guardia di Finanza convinti che avesse falsificato la schedina. Ma non finisce qui. Scialpi, di professione ambulante, è stato costretto a difendersi e ad avviare un'azione legale che gli sarebbe costata in totale 400 mila euro. Gli viene anche pignorata la casa, la moglie per questo lo lasciò. L'uomo ha avuto grossi problemi a far crescere i suoi figli, ai quali non è riuscito a pagare le scuole che avrebbero voluto frequentare. La speranza - Qualcosa però, ora, dopo anni e anni, inizia a muoversi nel senso giusto: l'uomo viene assolto dalle accuse per falsificazione e dalla denuncia. Inoltre, la perizia sulla schedina da esito positivo: non è truccata. Scialpi, riporta il Corriere, continua a chiedere "i verbali di controllo dei bollettini utilizzati per le matrici del 1 novembre 1981, il verbale dello spoglio del giorno dopo e l'armadio che conservava le matrici". Ora può anche tornare a sperare, dopo che ieri il gip del tribunale di Roma ha accolto l'opposizione presentata dalla difesa ad archiviare l'indagine contro il Coni. "Non ho ancora l'età per la pensione, vivo grazie agli aiutini degli amici. In 31 anni ho collezionato 31 processi, molto più di quelli di Berlusconi", ironizza Scialpi. La fine di questa incredibile storia potrebbe arrivare a settembre quando il giudice dovrà stabilire se la somma accantonata nella Bnl di Roma (banca del Coni) di 3,9 milioni di euro favore di Sciampi dovranno tornare a quello che potrebbe essere il legittimo proprietario del tesoretto.