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Profughi, il Viminale impone l'obbligo di schedarli

di Lucia Esposito martedì 30 settembre 2014

2' di lettura

]Le lamentele, e le proteste, erano continue. Qualche giorno fa, dalle colonne del Sueddeutsche Zeitung, il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, non avrebbe potuto essere più esplicito: «L’Italia rispetti gli obblighi imposti dalle norme Ue: non [FIRMA-SEGUE][TESTO]ha completamente registrato gli arrivi e non ha preso nessuna impronta». Nel mirino del governo di Angela Merkel, e di altri «Stati membri» come ammise a luglio la Commissione Ue, c’era la propensione delle autorità italiane a non raccogliere «di proposito» le impronte digitali degli immigrati sbarcati sulle nostre coste. L’IRA DI BERLINO Un escamotage per aggirare gli obblighi imposti dalla normativa comunitaria, secondo cui spetta al primo Paese di approdo dell’Unione farsi carico di gestire le domande dei richiedenti asilo. Inclusa, appunto, la raccolta delle impronte digitali. Invece spesso, come testimoniano i dati sulle presenze degli immigrati nei centri di accoglienza in relazione agli arrivi - circa sessantamila rifugiati a fronte di 130mila sbarcati - la fotosegnalazione non è stata completata.  Lasciando così al clandestino la libertà di chiedere asilo politico nel Paese di maggior gradimento. Il più delle volte i Paesi del Nord Europa, dove le reti familiari o un welfare più solido garantiscono un miglior inserimento ai migranti. Così il ministero dell’Interno è dovuto correre ai ripari. E pochi giorni fa ha emanato una circolare, diramata a tutti i prefetti e questori, ricordando che «lo straniero deve essere sempre sottoposto a rilievi foto dattiloscopici e segnaletici». «Alcuni Stati membri lamentano, con crescente insistenza», ammette il dipartimento della Pubblica sicurezza, «il mancato fotosegnalamento di numerosi migranti che, dopo esser giunti in Italia, proseguono il viaggio verso i Paesi del Nord Europa». Del resto «nei mesi scorsi si è avuto modo di constatare l’oggettiva difficoltà di procedere al fotosegnalamento dei migranti» nei luoghi di sbarco, per via del «rilevante numero di gruppi soccorsi» dalle navi. Tutto questo, conclude la circolare, «determina la necessità d’affrontare la situazione emergenziale con rinnovata cura nelle attività d’identificazione e fotosegnalamento dei migranti». CENTRI AL COLLASSO Ovvie le conseguenze: da una parte aumenterà la sicurezza interna, visto che ogni clandestino finirà nelle banche dati delle Forze dell’ordine facilitando quindi il compito degli inquirenti; dall’altra «avremo più persone da accogliere nei prossimi mesi», avverte Filippo Miraglia, vicepresidente Arci. Il motivo è semplice: non solo chi sbarcherà in Italia non sarà più, almeno sulla carta, lasciato andare, ma anche chi dovesse fuggire verso altri lidi dopo il fotosegnalamento, potrà più facilmente essere rispedito nel Paese dove ha presentato l’originaria domanda di asilo. L’Italia. Uno scenario, questo, che preoccupa non poco le associazioni che operano per l’accoglienza dei rifugiati. «Questo aggraverà una situazione già al collasso», lancia l’allarme l’Arci.  E mentre resta avvolta nelle nebbie la consistenza di Frontex Plus, la missione dell’Ue chiamata ad affiancare il nostro Paese nel soccorso in mare, Matteo Renzi rivendica con orgoglio gli «80mila uomini strappati al Mediterraneo». Tommaso Montesano   

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