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Italia contro Standard and Poor's: "Che fine ha fatto il nostro patrimonio artistico?"

L'agenzia di rating ha ricevuto dalla Corte dei Conti la notifica in cui i nostri giudici contabili accusano le agenzie di aver provocato danni per 234 miliardi di euro
di simone cerroni domenica 9 febbraio 2014

2' di lettura

La Corte dei Conti contro i colossi Standard and Poor's, Fitch e Mooody's.  L'insolita battaglia giudiziaria intrapresa dalla magistratura contabile per il declassamento del 2011 a BBB è sfociata in una richiesta danni gigantesca: 234 miliardi di anni. Per la Corte dei Conti infatti nel giudicare (male) l'Italia l'agenzia di rating non ha tenuto conto dell'immenso patrimonio artistico e culturale che l'Italia possiede. Anche questa è ricchezza!  La notifica – La notizia è stata anticipata ieri dal Financial Times. (ma il procuratore egionale della Corte dei Conti del Lazio Raffaele De Dominicis precisa che non è stata ancora presa alcuna decisione definitiva. Dall'agenzia Standard & Poor's rivelano di aver ricevuto,  martedi 4 febbraio la notifica, in cui i nostri giudici contabili accusano le agenzie di rating di aver agito illegalmente e provocato danni per 234 miliardi di euro con il declassamento del 2011. Secondo la Corte dei Conti la cultura conta, eccome se conta. Il nostro patrimonio artistico è infatti uno dei nostri motori sul quale fare leva per il risanamento dell’economia. Turismo uguaule crescita. Cosa che invece le agenzie di rating non avrebbero capito nel 2011, quando sull’onda dei timori per la tenuta dei debiti sovrani declassarono pesantemente il giudizio sull’Italia a un passo dal livello minimo “junk”. Una mazzata pesante quel declassamento, tanto da portare alle dimissioni del governo Berlusconi nel novembre 2011 e alle successive misure di austerità indette dal governo Monti.  L’ignoranza culturale delle agenzie – A mancare, nella valutazione degli analisti delle tre agenzie citate in giudizio, Moody's e Fitch e Standard & Poor's è sono proprio un settore che ci distingue forse da tutti i paesi del mondo:  la ricchezza immateriale dell’Italia, quella fatta di fatta di opere d’arte, di beni architettonici, di letteratura e persino da  film (il FT cita proprio un capolavoro di Federico Fellini nel titolo dell’articolo). Quanto vale la Divina Commedia? Quanto la “Dolce Vita” e la bellezza artistica della “Roma città aperta”? Quanto la Cappella Sistina e Michelangelo? Ecco, quindi, che se l’arte è creatività, vuol dire che è un elemento presente nel dna italiano. Una caratteristica, la creatività, che nell’economia può far risollevare una nazione.  La risposta delle Agenzie – L’unica a mettersi una mano sulla coscienza è stata l’agenzia di rating Fitch, che  ha fatto sapere che collaborerà nel processo. «Capiamo le preoccupazioni del tribunale – ha affermato un portavoce dell’agenzia -  ma crediamo di avere operato sempre in maniera corretta e nel pieno rispetto della legge». Le altre due agenzie citate in giudizio invece hanno continuato a seguire la strada dell’indifferenza e ignoranza culturale con un “una causa non seria e priva di merito. Staremo a vedere come la giustizia farà il suo corso. Per saperne di più dovremo aspettare il prossimo 19 febbraio, quando  verranno resi noti dalla Procura maggiori dettagli sull’inchiesta giudiziaria. 

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