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Ecco i 10 mestieri più ricercati

di Tiziana Lapelosa sabato 17 maggio 2025

3' di lettura

Qualcuno lo chiama “divanesimo”. Si tratta di quella spinta che porta molti a restare disoccupati o inoccupati. Tanto di lavoro «non ce n’è», si sente dire in una sorta di auto giustificazione. Eppure di mestieri senza mestieranti ce n’è eccome. Alcuni sono addirittura “introvabili”, che - e forse qui c’è una bella fregatura - non vuol dire sovra retribuito, ma nemmeno ben retribuito. Mancano autisti, per esempio, di tram, di metro, di bus. Diecimila in tutta Italia. E non è che agli italiani guidare non piaccia. Figuriamoci. Quel che dispiace è la busta paga. A Milano, per dire, che ne lamenta la carenza di circa 400, lo stipendio base per un neo assunto è di 1500 euro. Per avere qualche decina di euro in più, bisogna fare straordinari e turni massacranti. Nella città più cara d’Italia, con gli affitti alle stelle, difficile trovare persone disposte ad un tipo di “schiavitù” legalizzata dai contratti sindacali. E forse nuovi lavoratori arriveranno dal Sudamerica. Come già successo per gli infermieri. Non si trovano nemmeno camerieri. Che uno dice, che vuoi che sia portare i piatti a tavola? E invece no, servono velocità, empatia con i clienti, conoscenza del cibo, professionalità. Solo che la professionalità si paga e, al netto delle migliaia di ristoratori onesti, non tutti sono disposti a mettere mano al portafogli. Stesso discorso vale per quelli che una volta eravamo abituati a chiamare “commessi” ma che oggi, forse per rendere la pillola più digeribile o per sentirsi europeisti, si tende a chiamare “gestore retail” o “sales manager”. E pure loro si sono scocciati, forse intuendo quel giochino che spinge molti datori ad assumere giovani per un anno, magari usufruendo di agevolazioni fiscali, e poi altri e altri ancora a spirale senza realmente appassionare qualcuno al lavoro, tanto “fra un anno mi mandano via”.

Sono dieci, in totale, i mestieri le cui offerte di lavoro restano senza domanda. L’elenco è stato elaborato da skuola.net insieme ad Elis, che è un ente no profit specializzato in orientamento e formazione del lavoro. Camerieri, autisti, commessi. E poi elettricisti, in particolare per l’impiantistica, introvabili non soltanto per le aziende ma anche per le famiglie. E quando se ne trova uno, oltre a ringraziarlo come fosse un salvatore, bisogna pure pagarlo come se fosse oro. E, forse, in fondo, un po’ lo è. Mancano manutentori ferroviari, ed è grave visto che si tratta di lavoratori che garantiscono ai treni (e quindi a noi) di circolare in tutta sicurezza. Scarseggiano pure tecnici della fibra ottica, si occupano dei cablaggi e delle connessioni internet e ci rendiamo conto della loro importanza quando saltano le connessioni e così le nostre certezze (basti pensare a cosa è successo di recente in Spagna con il black out).

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C’è poi carestia dei tecnici del fotovoltaico, che progettano, installano e fanno manutenzione ai pannelli solari. Mancano, infine, i “site manager di cantiere”, che tradotto vuol dire quelli che dirigono i cantieri, e operai specializzati nella manutenzione delle macchine soprattutto industriali. Infine, quasi nessuno vuole fare il “front -office agent” che, sempre tradotto, significa il receptionist negli hotel o comunque chi ha a che fare con il pubblico in qualsiasi contesto. Spesso sono rogne, ma che se ben pagate diventerebbero più sopportabili. Insomma, il futuro non è poi così roseo se tre offerte su quattro nell’ambito tecnico vengono scartate a priori, così come il 40% delle richieste per il resto dei lavori introvabili, almeno tra i giovani neodiplomati, come evidenziato da Elis che riunisce 130 realtà tra Pmi, università, Centri di ricerca e grandi gruppi. «I dati confermano di anno in anno che mestieri tecnici considerati da molti con una scelta di ripiego rappresentano professioni indispensabili allo sviluppo del Paese. Certamente richiedono qualifiche specifiche, ma l’impegno formativo è ripagato dalle reali opportunità di accesso al mondo del lavoro», osserva Pietro Cum, ad di Elis che può contare sulle “Scuole dei Mestieri” che puntano proprio alla formazione delle competenze necessarie per rendere più “trovabili” i lavoratori introvabili. Che, in fondo, vorrebbero soltanto poter contare sulla costruzione del proprio futuro di certo con il sacrificio, di sicuro con una giusta retribuzione per sconfiggere il “divanesimo”. 

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