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Terremoto, colpa degli Appenniniche si allargano le zone a rischio

di Lucia Esposito martedì 31 dicembre 2013

2' di lettura

La terra non ha smesso di tremare. Dopo la scossa delle 18 di domenica 29 dicembre, i sismografi hanno reguistrato un'altra scossa  di magnitudo 2.7 alle 7.30 nel distretto sismico Monti del Matese. Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), con epicentro in prossimità dei comuni casertani di Castello del Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese e San Potito Sannitico e di quello beneventano di Cusano Mutri. Non si hanno al momento segnalazioni di danni a persone o cose.  Le cause - Secondo gli esperti il sisma tra il Molise e la Campania è colpa dell'Appennino che si assesta. Sempre domenica, a tremare era stata la terra sotto Gubbio regostrado i 3.3 della scala Richter. Come spiega il direttore del dipartimento terremoti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv , Claudio Carraba, al Corriere della Sera "tra i due fenomeni non c'è legame anche se la causa in origine è sempre la stessa che ha avuto a che fare in passato con il terremoto dell'Irpinia e quello dell'Aquila". Si tratta dell'estensione di tutta la catena appenninica, una spese di "allargamento in direzione nord-est-ovest con la parte verso l'Adriatico che si inabissa sotto i Balcani. Infatti la notte scorsa anche in Bosnia Erzegovina si è registrato un terremoto di magnitudo 4.6. I monti del Matese sono considerati ad alto rischio sismico: qui il 23 novembre del 1980 la scala Richter ha toccato il settimo grado ma anche nel 1688 e nel 1805 si erano verificati altri due terremoti di intensità analoga. L'attenzione degli esperti si concentra sulla zona umbro marchigiana che rilascia energia sismica quasi di continuo. Paura al Sud -  Nelle ultime settimane tutto il Sud ha mnostrato una importante attività sismica. La terra ha tremato a Messina dove il 23 dicembre si sono raggiunti i quattro gradi di magnitudo, e otto giorni prima nel golfo di Noto, a Capo Passero si era registrata una scossa della stessa intensità. Se da una parte ci sono gli Appennini che si allargano, dall'altra c'è sempre la zolla africana che, spingendo verso Nord la zona euroasiatica, accumula energia che periodicamente viene rilasciata. E in questo contesto rientrano i terremoti in Turchia di 5,9 gradi e quello che si è registrato nelle Isole Canarie in Spagna. 

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