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Ruby-bis, Lele Mora: "Ad Arcore dismisura, abuso di potere e degrado"

Ruby-bis, in aula parla di "dismisura, abusi e degrado ad Arcore" e cita Repubblica. Pochi minuti dopo la marcia indietro (ma con i giornalisti)
di Andrea Tempestini domenica 30 giugno 2013

Lele Mora

3' di lettura

Dopo la condanna in primo grado a sette anni e l'interdizione ai pubblici uffici, Silvio Berlusconi riceve anche una coltellata: quella di Lele Mora. L'agente dei vip, in aula per il cosiddetto Ruby-bis - dove figura tra gli imputati con Emilio Fede e Nicole Minetti -, riferendosi alle notti di Arcore, parla di "dismisura, abuso di potere e degrado". Così nelle dichiarazioni spontanee, che hanno seguito quelle di Fede e Minetti. Frasi pesanti, durissime, pronunciate pochi giorni dopo quelle in cui di Berlusconi diceva "è più buono di Wojtyla" e che il Cav "non ha mai fatto sesso con Ruby". Frasi prontamente smentite: non davanti ai giudici, ma ai giornalisti. La retromarcia - Incredibile ma vero, Lele Mora si è prodotto in una rocambolesca piroetta: tutto e il contrario di tutto nell'arco di pochi minuti. Appena uscito dall'aula di tribunale viene fermato dai cronisti che chiedono lumi sulle dichiarazioni. E lui: "Ad Arcore non c'è stato niente di male. L'amicizia - aggiunge Mora - non è una cosa che uno ti dà, ma si sceglie. Se ho scelto di avere un amico come Berlusconi che ancora credo sia tale e che rispetto, sono orgoglioso di andare a ceda da lui se mi invita. NOn è uno che fa prostituire la gente". Quindi una precisazione sulle parole dette in aula: "Ho riportato ciò che c'era scritto su un giornale, nulla di più. E' vero, anche io ho contribuito all'eccesso e al degrado".   "Basta cibo avariato" - Mora - sul cui capo, al pari degli altri due imputati, pende la richiesta del pm Pietro Forno di condanna a sette anni di reclusione - poco prima in aula aveva modificato le precedenti versioni che aveva fornito delle serate di Arcore: "Dismisura, abuso di potere, degrado. Ho letto queste parole su un quotidiano (Repubblica, ndr). Ed è vero, proprio così è stato. Io ne sono stato passivo concorrente - ha aggiunto - ma oggi non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito ai miei difensori di chiarire". Il prestito - L'agente dei vip poi si era difeso: "E' vero, alle cene ho accompagnato le ragazze. Ma non ho mai voluto condizionare la loro volontà. Non ho mai giudicato il loro comportamento, né mai ho orientato le loro condotte". Quindi ha aggiunto: "E' vero che ho ricevuto un prestito da Berlusconi tramite Emilio Fede che avrebbe salvato la mia società". "Voglio rivedere il cielo" - Quello di Mora in aula è stato un vero e proprio uno sfogo, durante il quale ha snocciolato frasi che non aveva mai pronunciato in precedenza (smentite un minuto dopo, ma non in Tribunale). In un passaggio, davanti ai giudici, ha anche aggiunto: "Mi vergogno per le polemiche che ho fatto contro giornalisti e comunisti, per le minacce. Mi vergogno e chiedo scusa". Quindi la conclusione: "Voglio uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce. Voglio vedere le stelle e il cielo azzurro. Mi sono assunto le mie responsabilità per i fatti che mi hanno portato in carcere e per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici".

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