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Pietro Maso è libero: uscito dal carcere dopo 22 anni. Nel '91 massacrò i genitori

A 19 anni uccise padre e madre con ferocia. Oggi è uscito da Opera, abbracciato dalle due sorelle che voleva uccidere
di Giulio Bucchi domenica 21 aprile 2013

2' di lettura

E' un uomo libero, Pietro Maso. L'ex ragazzo della Verona bene, 41 anni, è uscito dal carcere di Opera la mattina di lunedì 15 aprile dopo aver scontato 22 anni di pena per l'omicidio dei genitori, avvenuto il 17 aprile del 1991. L'allora 19enne Pietro, con l'aiuto di tre amici, massacrò Antonio Maso (56 anni) e Rosa Tessari (48) nella loro casa a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, con un tubo di ferro e altri corpi contundenti, colpendoli ripetutamente con crudeltà e ferocia. Il movente furono i soldi: mettere le mani subito sull'eredità, per comprare vestiti firmati, profumi, fare insomma la bella vita. Arrestato, il ragazzo ammise il duplice delitto e fu condannato  a 30 anni di reclusione. Oggi Maso è sposato, lavora da un paio di anni in una ditta milanese che assembla computer e, grazie all'indulto e agli sconti di pena per buona condotta è tornato in libertà. "Maso torna libero e sarà un cittadino come tutti gli altri e così dovrà essere considerato", ha dichiarato nei giorni scorsi Roberta Cossia, il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha firmato il fine pena. Ad attendere Maso fuori dal carcere di Opera c'erano anche le due sorelle, che nel piano omicida del ragazzo sarebbero dovute morire insieme ai genitori. La ricostruzione di Maso - Quel che è accaduto quel 17 aprile del 1991 lo racconta lo stesso Maso nel libro Il male ero io (Mondadori) che uscirà in libreria proprio domani, martedì 16 aprile. "Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle  ossa, nel cervello - scrive Maso - . Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l'acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E' sangue. E' il sangue di mio padre. E' il sangue di mia madre.  Ci è schizzato sopra, sulle dita". La vita per il ragazzo abituato al lusso cambia di colpo: "Chi avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto - spiega -. L'omicidio, il carcere. Di lì a poco non avrei avuto neppure un paio di slip per cambiarmi. Per anni ho avuto addosso solo i vestiti unti e consumati che qualche detenuto mi lasciava per pietà". Maso non racconta "solo" la storia del duplice delitto dei suoi genitori, ma anche del carcere, della sofferenza e, poco alla volta, del suo avvicinamento alla fede grazie all'incontro con don Guido Todeschini. "Per la prima volta - dice Maso - non sono solo un mostro... Io che sono stato schiavo tutta la vita di cose inutili, soldi, donne, gioco, discoteche, non voglio più essere schiavo di nulla".

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