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Antonio Esposito e le sentenze pilotate contro Berlusconi: "Il vero fatto grave è che il giudice Amedeo Franco abbia parlato con lui"

mercoledì 1 luglio 2020

2' di lettura

Smentisce tutto, Antonio Esposito, e minaccia querele. Sceglie ovviamente il Fatto quotidiano, di cui è editorialista, per difendersi. Il giudice di Cassazione che condannò Silvio Berlusconi per frode fiscale nel 2013 nel processo Mediaset Agrama è tirato pesantemente in ballo dal collega Amedeo Franco, morto nel 2019: Franco nel 2013 era relatore, Esposito il presidente di sezione, e quella sentenza sarebbe stata "pilotata dall'alto". Il Cav "incastrato", insomma, da toghe e politica, con Esposito "pressato" perché nel frattempo suo figlio era invischiato in una storia di droga. "Falso. Mio figlio non è mai stato coinvolto in storie di droga. E io non sono stato 'pressato' da nessuno. Se Franco è giunto al punto di inventarsi una circostanza mia avvenuta, di fronte al soggetto che lui stesso aveva condannato, è lecito chiedersi il perché", spiega Esposito rovesciando le accuse su Franco, la cui intercettazione ambientale (pubblicata dal Riformista) risale proprio al 2013, quando decise di sfogarsi e sgravarsi la coscienza per quello "schifo" proprio con Berlusconi, alla presenza di testimoni. .

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"Chiariamo subito un fatto: la decisione di confermare la sentenza d'appello è stata presa da un collegio di cinque giudici. Il collega Amedeo Franco era il giudice relatore e, come tutti noi, non solo ha discusso il caso, ha accettato la sentenza di cui è stato anche estensore insieme agli altri componenti, e ne ha anche approvato la motivazione, in tutte le sue parti, firmando ogni pagina - sottolinea Esposito -. A distanza di sette anni si continua a provare a delegittimare una sentenza passata in giudicato, dopo che 11 magistrati hanno convenuto sulla responsabilità di Berlusconi, prendendomi di mira in quanto presidente del collegio. Io invece mi chiedo perché il relatore senta il bisogno di incontrare il suo imputato per giustificarsi dell'esito del processo. Ritengo che sia questo il vero fatto gravissimo e inquietante di tutta la vicenda. E mi devo chiedere: dove avvenne quell'incontro, o quegli incontri? Quando? In che circostanze? Da chi fu sollecitato?". Quella registrazione "potrebbe anche essere stata concordata; una cosa è certa: che si è aspettato la sua morte per divulgare il contenuto della registrazione, rendendo impossibile contestare al giudice Franco la falsità delle affermazioni". 

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