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Vicenza, cosa si vende la madre per pagare le prostitute al figlio: "Poverino, è dipendente"

di Giordano Tedoldi venerdì 23 ottobre 2020

La donna è finita su un sito di escort

3' di lettura

Si pensa che il polso di un Paese lo si possa cogliere da ciò che accade nelle grandi città. Falso, le storie emblematiche di una nazione, specialmente la nostra, vengono dalla provincia. È lì che si scrivono i capitoli della nostra autobiografia, non nei testi di sociologia o negli editoriali. Il fatto: a Valdagno, nel Vicentino, una donna di 77 anni ha venduto il trattore di famiglia per pagare al figlio 47enne le prostitute. L'uomo è sotto processo per maltrattamenti in famiglia ed estorsione proprio ai della madre. La donna, sotto la minaccia di violenza, ha in passato foraggiato la viziosità del figlio per il sesso a pagamento. Arrivata al lumicino, incalzata ancora dal suo "bambino" di quasi cinquant' anni, si è dovuta vendere il trattore. Non si sa molto circa le dinamiche familiari, se l'uomo viva con la madre, se abbia mai avuto un lavoro o relazioni sentimentali al di fuori di quelle meretricie.

Ma in realtà sappiamo già tutto solo leggendo le poche informazioni della notizia d'agenzia, che specificano anche che l'uomo ha affermato di avere una dipendenza dal sesso che lo costringe ad avere numerosi e costanti rapporti. Secondo la sua versione, quindi, è una vittima. E la madre, anche ora che il figlio è coinvolto in un procedimento penale proprio per le minacce e le estorsioni di cui lei è vittima, è d'accordo con lui: è vero, ha dichiarato, mio figlio ha una dipendenza dal sesso. Le notizie non chiariscono se questa dipendenza sia stata certificata da uno psicologo o uno psichiatra, o sia un alibi cui tanto l'uno quanta l'altra hanno finito per credere davvero. Ma possiamo supporre che no, non esista alcun documento, e che tale presunta patologia rientri nello schema utile all'uomo per passare da vittima, e alla madre per non rompere il cordone ombelicale nel momento in cui pure si trova costretta a denunciare il figlio. Come se la madre dicesse: figlio mio, devo denunciarti ma solo perché tu sei malato e così potrai curarti.

Il particolare del trattore "di famiglia", come viene definito nelle cronache, aggiunge l'ultimo pezzo del puzzle. Il trattore, che serviva al sostentamento della famiglia, e cioè in gran parte a pagare le prostitute dell'uomo, è il simbolo di come una generazione addestrata dalla necessità al lavoro dei campi venga soppiantata da un'altra, improduttiva, che assorbe risorse non per investire in educazione e lavoro, ma per pagarsi le scopate. Scopate, si badi bene, che derivano da una "dipendenza". Come a dire: non poteva farne a meno. Come la droga. Ricapitolando la storia, ci accorgiamo di trovarci davanti a una vicenda italiana esemplare, qualcosa che potremmo intitolare "Italian Gothic", riecheggiando un celebre quadro di Grant Wood, "American Gothic", che immortala la tipica, tetra famiglia americana. Qui c'è la quintessenza dell'Italia: la madre spremuta come una vacca dal figlio scioperato finché non ha più nemmeno una goccia di latte, il figlio che alla tenera età di 47 anni dice di avere una dipendenza dal sesso, mentre in realtà, ovviamente, la dipendenza è dalla madre, in ogni senso, economico e morale.

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La dipendenza del figlio che è incentrata sulle prostitute, perché è evidente che un uomo di 47 anni che vive sotto la gonna della madre, al cospetto di una donna che non sia a pagamento, fugge a gambe levate. Infine, il vero marchio di fabbrica dell'Italia: violenza, minacce, scenate, ricatti. O mi dai i soldi o ti ammazzo. E la povera vecchia che arriva a vendersi il trattore sul quale ancora lavora i campi per pagare la deboscia del figlio. Si dirà: ma questa non è l'Italia, sono storie di provincia, i matti dei paesini, ce ne sono tanti. Niente affatto. Se si affondasse il coltello in tanti nuclei familiari, in provincia come nelle grandi città, si toccherebbero con la punta della lama infinite storie simili. Legami ambigui e morbosi tra genitori e figli in cui non si sa bene chi è la vittima e chi l'aguzzino, forse entrambi a turni alterni. Figli mai cresciuti, che a cinquant' anni sono come certi ortaggi che ritroviamo nel frigo dopo averceli scordati per un mese: conservati, non ammuffiti, ma rimpiccioliti, rattrappiti e insapori. Madri che assecondano (per paura, amore, pietà) ogni volontà dei figli (cresciuti senza principi né esempi, viziatissimi, sempre inevitabilmente vittime di tutto e tutti), senza avere mai il coraggio di dirgli di no, se non quando si giunge a un passo dal bagno di sangue. Non è Valdagno, è l'Italia, è la famiglia italiana.

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