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Coronavirus, dopo la Befana si torna a sciare? No, non riapre quasi nulla: l'ultima ipotesi che filtra dalle sacre stanze

di Salvatore Dama giovedì 24 dicembre 2020

3' di lettura

Si va verso una riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Così ha deciso la Conferenza unificata Stato-Regioni. Però i primi a non crederci sono i sindacati. In assenza di un calo drastico della curva epidemiologica, il ritorno alla didattica in presenza sarà un disastro. E poi c'è il tema della stagione sciistica. Che dovrebbe partire sempre il 7. Ma anche qui, stando alle associazioni di settore, non c'è alcuna certezza. Insomma: si va verso un nuovo mese di clausura. Tutte le promesse del governo si stanno volatilizzando man mano che scorrono i giorni sul calendario. «L'intesa raggiunta in Conferenza Unificata sul rientro a scuola in presenza degli studenti delle superiori al 50% è il risultato positivo della collaborazione tra Governo, Regioni, Province e Comuni», lo dichiara Michele de Pascale presidente dell'Upi, sottolineando che «per le Province, che gestiscono le 7.500 scuole superiori, è un risultato importante».

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L'intesa siglata prevede, per il 7 gennaio, il rientro in presenza delle scuole superiori al 50%, percentuale che potrà salire al 75% dopo le prime settimane, quando il Dpcm in corso andrà a scadere. «Siamo tutti impegnati per restituire ai ragazzi, alle loro famiglie e al mondo della scuola, la normalità», aggiunge de Pascale, «riaprendo con gradualità, potremo garantire stabilità alle misure da prendere fino a quando, obiettivo su cui siamo tutti impegnati, potremo finalmente far tornare tutti i ragazzi in classe tutti i giorni». Ma i sindacati la fanno meno facile. «Il rischio di nuove ondate di contagi da Covid-19 resta alto ma neanche di fronte alla prossima riapertura delle scuole alcune istituzioni aprono il confronto. È sempre importante evitare gli allarmismi ma è necessario mettere in atto la dovute misure per non rischiare di sottovalutare il pericolo: le conseguenze sarebbero disastrose». Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale Rieti e la Uil del Lazio. «Abbiamo sollecitato più volte la Prefettura, già durante il periodo di chiusura forzata ad aprile e infine a settembre allo scopo di discutere come riorganizzare il settore dei trasporti, fondamentale per la ripresa e allo stesso tempo punto complesso e delicato per il rischio di diffusione del virus. Nessuna risposta, nessuna azione all'altezza della gravità della situazione. Le nostre preoccupazioni sull'applicazione di misure adeguate e del necessario distanziamento aumentano in vista della riapertura delle scuole prevista per il 7 gennaio: sui mezzi pubblici in tutta al regione sia su strada che su rotaie e nelle aule scolastiche».

I SINDACATI
I sindacati siano coinvolti nei tavoli coordinati dalla Prefetture per la riapertura delle scuole il 7 gennaio. Lo chiedono anche le sigle lombarde, spiegando che «le organizzazioni sindacali sono state invitate saltuariamente e a macchia di leopardo» ai tavoli che si stanno svolgendo in questi giorni. «Far tornare in presenza tutti gli studenti è la priorità dei lavoratori della scuola e dei trasporti e di tutta la Cgil, quindi chiediamo di partecipare a pieno titolo a questi confronti in tutta la Lombardia». La riapertura delle scuole viene confermata anche da Giuseppe Conte, in un'intervista a Porta a Porta. Il premier però non si sbilancia sulla stagione sciistica. «Le previsioni non hanno molto senso», si limita a dire. Sul tema scende in campo la Lega. Che chiede «chiarezza» sulle date: «I tempi certi non sono un capriccio degli operatori, ma un dovere del governo e del Cts presso il quale il protocollo è ancora fermo. La montagna non è solo divertimento ma economia, è vita e lavoro». dichiarano le parlamentari Benedetta Fiorini e Lucia Borgonzoni. Intanto la Cna fa i conti delle chiusure natalizie. Le serrande giù durante le festività costano un miliardo alle attività di ristorazione: «Un danno che amplifica le ingenti difficoltà di un settore tra i più penalizzati dalle restrizioni per contenere i contagi». 

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