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Scandalo all'Università europea di Roma, scende in campo la scienza: "Perché l'omosessualità non è una malattia"

di Giulia Sorrentino sabato 9 gennaio 2021

4' di lettura

Gilberto Corbellini, professore di bioetica in Sapienza e dirigente Cnr, e Emmanuele Jannini, professore di endocrinologia e sessuologia a Tor Vergata, intervengono sul caso dell'Università europea di Roma. 

CORBELLINI
Il problema è semplice. In una società liberale e democratica (non teocratica o totalitaria) ognuno è libero di pensare e dire quello che vuole. Non è libero, e qui entra la legge, di usare pensieri e parole per far danni ad altri o a proprietà private. Nel mondo universitario vige un principio di libertà accademica, per cui si può insegnare tutto quello che si ritiene importante, ma si può essere licenziati se quello che si insegna squalifica l’ateneo o tiene lontano gli studenti. Probabilmente, alcune università insegnano cose sbagliate e frutto di pregiudizi e possono farlo anche perché private. Forse anche per questo attraggono studenti. Se un docente insegna che il sole gira intorno alla terra, a parte i terrapiattisti lo prendono per matto e sarò licenziato, ma se insegna che l’omosessualità è una malattia, pur essendo una tesi altrettanto falsa, non disponiamo di equazioni ma prove più complicate per confutarla e ci sono coinvolgimenti psicologici intuitivi (pregiudizi) che sono difficili da smuovere. E la legge è chiamata in causa solo quando ci sono prove concrete di reati ai danni delle persone.  

La religione, inclusa quella cattolica, esiste per alimentare i pregiudizi, incluso quello verso l’omosessualità e ciò è risaputo. Il giorno in cui fosse superato mi stupirò. Ma sarò morto prima. I rapporti omosessuali sono qualcosa di normale in natura. Non è una malattia da oltre trent’anni ma le persone non vengono al mondo con il DSM stampato nel cervello. Nell’età moderna, soprattutto dall’Ottocento oscillava tra malattia e reato, e solo quando sono stati condotti studi su ampie casistiche si è visto che le persone omosessuali sono come le altre, a parte le preferenze erotiche. Si possono avere problemi psichiatrici a prescindere dalle inclinazioni sessuali. 

La psicanalisi ha fatto molti danni nell’approccio al problema, perché ha ritenuto l’omosessualità la conseguenza di una interruzione del normale sviluppo psicosessuale, a causa di un trauma infantile. Fesserie. Il problema con la psicoanalisi è che siccome si fonda su teorie fantasiose, se il paziente non vive gravi disagi più meno ci rimette solo dei soldi e nulla cambia, ma se si sta mentalmente male davvero allora può essere pericoloso trovarsi nelle mani di qualcuno che è convinto di poterci aiutare e non è vero. Penso che persista una soggezione culturale verso Freud e la psicoanalisi, che non ha ragion d’essere e qualcosa di abbastanza simile alla soggezione verso una religione: entrambe dicono e fanno cose che nessuno capisce, si tratta di credere e sentirsi parte di una comunità che crede senza controllare nulla.

JANNINI
Non sorprende una cosa: se si fa una valutazione storica della chiesa e delle chiese in generale, quando tenta di scivolare sul piano scientifico ha una capacità molto prossima al 100% di sbagliare. Non c’è bisogno di invocare Galileo ma è un dato di fatto, la chiesa in generale quando passa dal piano metafisicò a spirituale a fisico (scienza), quest’ultima basata su un metodo del tutto diverso, sbagliano sempre. Mi sembra saggio proporre una moratoria di un paio di migliaia di anni su tematiche non pertinenti alla chiesa. Stabilire se una cosa è una malattia spetta alla medicina. È come se la medicina decidesse se con una medicina piuttosto che un’altra si vada o meno in paradiso. Detto ciò va anche però detto che in un ambito di scuola privata la libertà di insegnamento prevede che si facci ciò che vuole. Nel contesto pubblico i contenuti medici non rientrano nel contesto religioso, ma dev’essere rispettata la libertà di insegnare anche cose sbagliate, ed in questo caso stanno sottoponendo agli studenti fatti sbagliati. 

Avremmo motivo di stracciarci le vesti se fossimo in un contesto pubblico. Se questo fosse vero avremmo tanti psicologi che si troveranno ad essere espulsi dall’albo se mettessero in atto quanto c’è scritto nel manuale. Dipende però dagli organi ministeriali riconoscere un certo corso di laurea o meno, e spero che intervengano. Devono mantenere i toni bassi perché non possono stabilire loro chi è malato o meno. C’è ilarità, anche perché con l’aspirina non si stabilisce se si va o meno all’inferno.

L’omosessualità non è una malattia. Tutte le organizzazioni della salute internazionali e soprattutto di salute mentale la hanno derubricata dalle malattie e questo è importante, è fondamentale, perché ciò impedisce agli operatori di intervenire, perché non posso curar una non malattia. La chiesa può dire quello che vuole su ciò che è giusto e sbagliato (livello morale) perché vige la libertà di credo, diverso è invece utilizzare termini impropri quale è quello di malattia che è scientificamente errato e che suggerisce l’utilizzo ci terapie. Sottolineo che se da una parte c’è la massima libertà di insegnamento in una università privata dall’altro bisogna tener conto della formazione degli studenti, che non può essere intaccata da determinati concetti.

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