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Coronavirus, dal 5 marzo riaprono i ristoranti in zona gialla. Colori delle regioni, tutti i cambi

venerdì 5 febbraio 2021

2' di lettura

Ristoranti aperti la sera in zona gialla e a pranzo in zona arancione: è arrivato il via libera da parte del Comitato tecnico scientifico, adesso si attende quello del governo. La decisione, se confermata, non sarà però esecutiva a stretto giro di posta: l’ultimo Dpcm scade il prossimo 5 marzo, quindi tra un mese potrebbe avvenire la riapertura al pubblico delle attività di ristoro. Anche se non è escluso che il tutto possa essere anticipato, come nel caso della possibilità di spostamento tra regioni e della riapertura degli impianti sciistici, previste a partire dal 15 febbraio. Il tutto, ovviamente, dipenderà dai contagi, che sono in risalita in otto regioni: insomma il timore è che, nel peggiore degli scenari, i ristoranti non riescano neppure a riaprire davvero.

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Tra l’altro per la seconda settimana consecutiva l’indice Rt medio italiano è rimasto a 0,84: ciò significa che la situazione epidemiologica è stabile secondo la cabina di regia che si occupa del monitoraggio settimanale delle Regioni, che potenzialmente questa settimana sono tutte da zona gialla. Le uniche eccezioni sono rappresentate dalla provincia di Bolzano e dalla Puglia, che hanno un Rt superiore a 1, e dall’Umbria, che ha il rischio alto e sta valutando di fare la zona rossa. In base alla regola dell’obbligo di due settimane di permanenza in un colore prima di allentare le restrizioni, questa settimana solo la Sardegna passa da arancione a giallo, mentre le altre restano immutate. 

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Tornando alle decisioni del Comitato tecnico scientifico, la strada verso i nuovi protocolli è segnata: gli esperti hanno chiarito che, pur rimanendo alta l’attenzione per il rischio di contagio, vanno comunque riaperti i bar e i ristoranti. Per i primi il servizio al banco deve rispettare la distanza di un metro tra le persone; vietati i buffet e fortemente sconsigliati i giornali e le carte da gioco. Per i secondi bisogna rispettare un numero massimo di persone al tavolo (quattro se non si tratta di conviventi). 

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