Impallinato

Pietro Amara, arrestato l'avvocato della "loggia Ungheria": "Favori all'ex Ilva"

E' stato arrestato Pietro Amara, l'avvocato che con le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria aveva terremotato la magistratura italiana. L'arresto è stato eseguito dalla guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sull'ex Ilva coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, nella quale è coinvolto anche l'ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, cui è stato imposto obbligo di dimora. E non è tutto. Perché Amara è anche al centro di un'altra inchiesta, quella della Procura di Milano sul cosiddetto "falso complotto Eni".

L'avvocato è stato consulente legale di Ilva quando l'azienda era in amministrazione straordinaria e, in tale veste, avrebbe avuto rapporti con Capristo. Al centro delle indagini ci sarebbero scambi di favori. I fatti contestati risalirebbero al periodo nel quale Capristo – già arrestato a maggio 2020 nell’ambito di un’altra inchiesta e poi tornato libero – era procuratore a Taranto. E riguarderebbero un patteggiamento legato all’ex Ilva. In particolare, l’indagine - come riporta il Fatto Quotidiano - si concentrerebbe sulla partecipazione di Amara alla cosiddetta “trattativa” con la procura per raggiungere un patteggiamento. Lo stesso che, qualche anno prima, il pool di magistrati guidati allora da Franco Sebastio aveva respinto.

Lo staff legale dell’Ilva avrebbe alzato la posta offrendo il pagamento di una sanzione pecuniaria di 3 milioni di euro, 8 mesi di commissariamento giudiziale e 241 milioni di euro di confisca, come profitto del reato da destinare alla bonifica dello stabilimento siderurgico di Taranto. Tuttavia i giudici della Corte d’assise ritennero “le pene concordate con i rappresentati della pubblica accusa sommamente inadeguate e affatto rispondenti a doverosi canoni di proporzionalità rispetto alla estrema gravità dei fatti oggetto di contestazione".