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Babbo Natale, professione in crisi: ecco perché non si trovano più figuranti

Claudia Osmetti

Professione Babbo Natale. Ché oramai ci siamo, mancano tre giorni: e non c'è centro commerciale, festa della pro-loco o manifestazione di piazza che non stia cercando di scritturarne uno. Pancione in evidenza (l'alimentazione a base di pan di zenzero manda al manicomio pure i dietologhi lapponi, ma tant' è: il ventre gonfio rimane un must), barba bianchissima e ginocchia poderose, le uniche che possono accogliere una schiera infinita di bimbi pronti a snocciolare i desideri della loro personale letterina. E va da sè che l'altro requisito- essenzialissimo, senza quello vai da nessuna parte- è la pazienza. Ce ne vuole tanta. Non è mica per tutti, il Babbo delle feste. Aaa, Santa Claus cercasi. Ma anche elfi, renne e piccoli aiutanti. È il popolo dei figuranti, quegli attori che si calano nella parte per qualche ora, giusto il tempo di coprire un evento e poi passare al successivo: di annunci, sui siti internet che trattato offerte di lavoro, in questo momento, ce ne sono a centinaia. Basta mettersi lì a sfogliarli.

A Roma la Wow effect, un'azienda che produce cosmetici, vuole ingaggiare "Babbo Natale, elfi e Nataline" per il periodo che va fino a Capodanno: sul curriculum è meglio specificare di avere «tanta passione e amore per i bambini». La Dreamdust, una società che, a Torino, organizza feste e si occupa di intrattenimento, cerca Babbi Natali liberi la notte del 25 e disposti a spostarsi anche a Milano. Magari con la slitta al seguito. I last-minute, quelli che arrivano di volata, con magari i pacchetti ancora da fare: a Belpasso, in provincia di Catania, serve un Babbo per i fine settimana «meglio se già munito di vestito».

 

 

I privati, ché col covid per strada ci si arrangia come si può: Pier Luigi abita a Marcianise (Caserta) e ne cerca uno «piuttosto reale, non improvvisato, che passi una mezz' ora il giorno di Natale a casa per fare una sorpresa» ai figli. Quelli organizzati, che son settimane che han fatto richiesta e, adesso, rimane loro solo l'imbarazzo della scelta: «Si selezionano figuranti», dice una ditta di Volla, nell'area metropolitana di Napoli, «minimo 35enni e massima disponibilità». Portale che vai, annuncio che trovi. Se contano cento di qua, altri duecento di là. È che c'è pure da guadagnarci qualcosina: certo, non si risolvono i problemi innescati dalla crisi economia, ma vuoi mettere? Un sosia di Babbo Natale, in Italia, può arrivare a guadagnare anche 1.600 euro. Lo "stipendio" medio è di 1.200. Una piccola tredicesima. D'accordo, dipende dalle ore d'ingaggio e dalle disponibilità personali: ma è sempre meglio di niente (il prezzo per una sola festa aziendale si aggira intorno ai 350 euro).

Dopodiché il segreto è tutto nell'occhialino: tondo, dorato e leggermente calato sul naso. Negli Stati Uniti, dove certe cose son prese molto seriamente (e infatti in Colorado hanno istituito persino un corso universitario, con tanto di titolo riconosciuto, per sfornare Babbi Natali professionisti: ché guai ad arrangiarsi alla bisogna), quest' anno ci si è messo di mezzo il coronavirus. Nel senso che Mitch Allen, uno che di Santa Claus se ne intende, al punto che ha fondato, a Fort Worth, in Texas, la prima agenzia di "noleggio di Babbi Natale" del mondo (si chiama "Hire Santa"), ammette che, nel dicembre 2021, contrariamente a quanto gli era mai capitato di notare, è stato costretto a registrare, tra i suoi contrattualizzati, un calo del 10%. Non ci sono più Babbi in circolazione.

 

 

Da una parte l'Omicron, con i contagi che schizzano alle stelle praticamente ovunque e la paura di buscarsi il virus che (parliamoci chiaro) non si ferma davanti all'albero addobbato solo perché siamo tutti più buoni. Al contrario, il covid rimane quel guastafeste che è. E dall'altra le caratteristiche del Babbo dei doni: il pancione con cui abbiamo iniziato e l'età avanzata. Cioè il sovrappeso (in media i figuranti più accreditati, e ricercati, superano i cento chili sulla bilancia) e la carta d'identità che premia gli over60. In poche parole: il profilo perfetto per incappare nelle complicanze legate all'emergenza sanitaria in atto. Meglio non rischiare, si son detti (in lappone stretto) i Santi a stelle e strisce. Allen aggiunge che, solo quest' anno, tra i suoi son già morti in 300. Non è proprio la cartolina più rassicurante per chiudere l'anno. Di contro le richieste del mercato raddoppiano, non solo da noi: anche oltre oceano.