L'ombra dei servizi segreti

Report, nuovo sospetto su Ranucci: cosa non torna su Falcone e il pentito morto

Filippo Facci

Leggete pure questo articolo, se avete tempo da perdere. Parla di un pentito morto e sconosciuto che faceva il falegname, a suo tempo considerato inattendibile dai magistrati, che in un colloquio investigativo confidenziale, e non utilizzabile processualmente, 30 anni fa, avrebbe detto che l'ex estremista di destra Stefano Delle Chiaie (morto anche lui) avrebbe fatto un «sopralluogo» a Capaci prima della strage, e che in precedenza avrebbe contattato un generico capo mafia e cercato dell'esplosivo in una cava. A confermare questa improbabilissima cazzata c'è una «testimone protetta» che sarebbe la compagna del pentito-morto-falegname, che lunedì sera è stata intervistata da Report, il decaduto programma Rai di Sigfrido Ranucci.

Nella puntata ha parlato anche un ex carabiniere (ancora vivo) che raccolse le confidenze del pentito-morto-falegname: ha riferito di «strani movimenti a Capaci prima della strage» e della presenza in zona di uomini di Cosa Nostra «che facevano presagire qualcosa di eclatante». Facevano presagire. A Capaci, che è uno svincolo di autostrada in mezzo al nulla. Questo carabiniere ha pure detto che in tempi non sospetti aveva riferito che Salvatore Biondino era l'autista di Totò Riina, ma in pratica nessuno gli diede retta: se invece Biondino fosse stato pedinato - ha detto il carabiniere con l'intervistatore Paolo Mondani che intanto annuiva - Riina si sarebbe potuto arrestare prima delle stragi.

 

 

PUZZA DI DOSSIER
Sicuramente Giovanni Falcone, osteggiato e svillaneggiato da tutti mentre concepiva la Direzione distrettuale antimafia e la Direzione investigativa antimafia, non avrebbe certo pensato che questi organismi dovessero occuparsi di scemenze del genere: ma è quello che sta succedendo a Caltanissetta, dove la Dia sta «verificando» tutto l'intreccio e ha pure perquisito l'abitazione dell'inviato di Report Paolo Mondani e la redazione del programma di Rai3, rei di aver abboccato alla scemenza che nella migliore delle ipotesi puzza di servizi segreti lontano un chilometro. Abbiamo pure dovuto sorbirci tutta la commediola della «tutela delle fonti» e degli interventi di Fnsi e Usigrai (Federazione della stampa e sindacato Rai) con l'immortale Beppe Giulietti (Fnsi) a scongiurare le perquisizioni dei giornalisti e a infilare che le perquisizioni vengano fatte a «quelli che da trenta anni sono riusciti a restare in una ben protetta oscurità».

Vi avevamo avvertito: è una gara di cazzate. In pratica la Dda si è colo occupata di verificare la genuinità delle fonti (quelle esposte pubblicamente, non quelle segrete, sempre che esistano) e ha spiegato agli amici di Report che in un programma dell'emittente pubblica aveva sciorinato una serie di scemenze. Volete capirle meglio? Volete sapere quanto sono scemenze? Oltretutto il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, nello spiegare i motivi della perquisizione a Report, ha spiegato che tutte le rivelazioni fatte dal pentito morto che faceva il falegname, e anche quelle fatte del carabiniere sulle funzioni di Salvatore Biondino come autista di Salvatore Riina, si sono rivelate - indovinate un po'? - delle cazzate, o in linguaggio corretto: «Sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura, sia presso gli archivi dei Carabinieri sia nell'ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo».

 

 

INTERCETTAZIONI
Non bastasse, in tutte le intercettazioni fatte nei confronti del pentito morto che faceva il falegname, o in suoi verbali di interrogatorio, il medesimo non aveva mai detto le cose attribuitegli dalla testimone sua ex compagna e subito raccolte da Report e, per inciso, dall'immancabile Fatto Quotidiano; anzi, dopo la strage di Capaci lo si sente espressamente dire «mai avrei pensato quello che poi è avvenuto». Ancora: Salvatore Biondino non era l'autista ufficiale di Riina - anche se lo fu quando entrambi furono catturati- ma lo era del latitante Giuseppe Gambino. Infine: il pentito morto che faceva il falegname - ha concluso la Dia - in nessun genere di colloquio ufficiale o intercettato ha mai pronunciato il nome di Stefano Delle Chiaie.