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Trapianto di cuore e polmoni per salvare una 19enne

di Claudia Osmetti martedì 23 agosto 2022

3' di lettura

Dodici ore in sala operatoria, una paziente di diciannove anni e quell'intervento («eccezionale e unico», raccontano gli addetti ai lavori) che ha permesso di trapiantare in un colpo solo tre organi: il cuore ed entrambi i polmoni. In Ecmo, per ovvie ragioni: cioè in ossigenazione extracorporea. Eccola lì, l'Italia della solidarietà. L'Italia che fa i salti mortali quando si tratta di salvare una vita. L'Italia che si unisce, dalla Puglia al Friuli Venezia Giulia al Piemonte. Lei, Aurora, la paziente, è una ragazza appena maggiorenne di Bari. È affetta da una rarissima malattia che si chiama ipertensione polmonare primitiva: si tratta di un'alterazione dei vasi polmonari e può avere una lista di complicanze che la metà basterebbe a terrorizzare chiunque. Lui, il suo donatore, è un uomo di Trieste a cui è stato prelevato l'intero "blocco" (cuore e polmo- E loro sono i medici del professore Mauro Rinaldi e del dottor Massimo Boffini Aurora, la 19enne di Bari a cui sono stati trapiantati in blocco sia il cuore che entrambi i polmoni, era affetta da una rarissoma malattia che si chiama ipertensione polmonare primitiva: è l'alterazione dei vasi polmonari.

Per salvarla è stato necessario un itervento, mai sperimentato, durato ben dodici ore. Il donatore è un signore di Trieste. «È una storia a lieto fine», dicono i medici che l'hanno operata.
dell'ospedale Molinette di Torino. Gli angeli con il camice bianco che hanno reso possibile il tutto. Perché, tanto per cominciare, la buona notizia è Aurora sta bene. Le sue condizioni sono buone, ha già iniziato a respirare da sola.


Il suo calvario inizia nel maggio passato, quando scopre la malattia. Le manca spesso il fiato, si stanca con troppa facilità e le gambe diventano gonfie. I genitori la portano all'ospedale di Bari e che la situazione sia grave, i medici pugliesi lo capiscono subito.Arriva quella diagnosi, che è una mazzata, tanto che Aurora è costretta ad attaccarsi a una macchina. Nello stesso periodo intraprende una terapia farmacologica specifica, ma i risultati non sono soddisfacenti. Passano i mesi ed è ancora dipendente dalla ventilazione meccanica. Alla sua età, che è quella dello svago, dei divertimenti. Invece lei è alle prese con una disfunzione dei polmoni e del cuore. L'unica opzione che rimane è il trapianto cumulativo.
Un azzardo, forse. La sola speranza, però. Qualche settima- fa Aurora sale su un volo speciale dell'Aeronautica militare: uno di quelli operati con i C-130, i quadrimotori attrezzati per le emergenze. Atterra a Torino dove un'ambulanza la scorta al Centro trapianti delle Molinette, nella Città della Salute, in Cardiorianimazione. La chiamata che propone un donatore arriva cinque giorni dopo: decolla un altro aereo, questa volta direzione Trieste. Intanto Aurora viene preparata alla sala operatoria. «$ una storia bellissima a lieto fine per la vita da vivere che ha ancora davanti a sé», fa sapere il dottor Giovanni La Valle, il direttore generale della Città della Salute di Torino, «voglio complimentarmi con le nostre équipes e con il sistema trapianti, che ancora una volta si confermano un punto di eccellenza». Aurora dovrà ancora combattere, tre mesi passati a letto non sono una passeggiata. Dovrà gradualmente riprendersi, ma il suo nuovo cuore e i suoi nuovi polmoni, una volta completate le suture in sala operatoria, hanno iniziato a funzionare perfettamente. E questo è l'importante.

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